Page 316 - Giorgio Vasari
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VITA DI ANTONIO VINIZIANO PITTORE



               Molti,  che  si  starebbono  nelle  patrie  loro  dove  son  nati,  essendo
               trafitti  dai  morsi  dell'invidia  et  oppressi  dalla  tirannia  de'  suoi
               cittadini,  se  ne  partono,  e  que'  luoghi  dove  trovano  essere  la  virtù
               loro  conosciuta  e  premiata  elegendosi  per  patria,  in  quella  fanno

               l'opere loro, e sforzandosi d'essere eccellentissimi per fare in un certo
               modo ingiuria a coloro da chi sono stati oltraggiati, divengono bene
               spesso  grand'uomini,  dove  nella  patria  standosi  quietamente,
               sarebbono per aventura poco più che mediocri nell'arti loro riusciti.

               Antonio  Viniziano,  il  quale  si  condusse  a  Firenze  dietro  a  Agnolo

               Gaddi  per  imparare  la  pittura,  apprese  di  maniera  il  buon  modo  di
               fare,  che  non  solamente  fu  stimato  et  amato  da'  Fiorentini,  ma
               carezzato  ancora  grandemente  per  questa  virtù  e  per  l'altre  buone
               qualità sue. Laonde, venutogli voglia di farsi vedere nella sua città

               per  godere  qualche  frutto  delle  fatiche  da  lui  durate,  si  tornò  a
               Vinegia;  dove,  essendosi  fatto  conoscere  per  molte  cose  fatte  a
               fresco et a tempera, gli fu dato dalla signoria a dipignere una delle
               facciate  della  sala  del  consiglio;  la  quale  egli  condusse  sì

               eccellentemente e con tanta maestà che secondo meritava n'arebbe
               conseguito  onorato  premio;  ma  la  emulazione  o,  più  tosto,  invidia
               degl'artefici  et  il  favore  che  ad  altri  pittori  forestieri  fecero  alcuni
               gentiluomini,  fu  cagione  che  altramente  andò  la  bisogna;  onde  il

               poverello Antonio, trovandosi così percosso et abbattuto, per miglior
               partito se ne ritornò a Fiorenza, con proposito di non volere mai più a
               Vinegia ritornare, deliberato del tutto che sua patria fusse Fiorenza.
               Standosi dunque in quella città, dipinse nel chiostro di Santo Spirito,

               in  un  archetto,  Cristo  che  chiama  Pietro  et  Andrea  dalle  reti,  e
               Zebedeo et i figliuoli. E sotto i tre archetti di Stefano, dipinse la storia
               del  miracolo  di  Cristo  ne'  pani  e  ne'  pesci,  nella  quale  infinita
               diligenza et amore dimostrò, come apertamente si vede nella figura

               d'esso  Cristo,  che  nell'aria  del  viso  e  nell'aspetto,  mostra  la
               compassione  che  egli  ha  delle  turbe  e  l'ardore  della  carità  con  la
               quale  fa  dispensare  il  pane.  Vedesi  medesimamente  in  gesto
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