Page 314 - Giorgio Vasari
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una  Nunziata.  Dipinse  poi  moltissime  cose  in  Pisa,  in  Lucca  et  in
               Pistoia  per  diverse  chiese,  che  tutte  furono  sommamente  lodate  e
               gl'acquistarono nome et utile grandissimo. Finalmente, non si sa dove
               questo Duccio morisse né che parenti, discepoli o facultà lasciasse;
               basta, che per avere egli lasciato erede l'arte della invenzione e della

               pittura nel marmo di chiaro e scuro, merita per tale benefizio nell'arte
               comendazione e lode infinita; e che sicuramente si può annoverarlo
               fra  i  benefattori,  che  allo  esercizio  nostro  aggiungono  grado  et

               ornamento,  considerato  che  coloro  i  quali  vanno  investigando  le
               difficultà delle rare invenzioni, hanno eglino ancora la memoria che
               lasciano tra l'altre cose maravigliose.

               Dicono a Siena che Duccio diede l'anno 1348 il disegno della capella
               che è in piazza nella facciata del palazzo principale; e si legge che
               visse  ne'  tempi  suoi  e  fu  della  medesima  patria  Moccio  scultore  et

               architetto ragionevole, il quale fece molte opere per tutta Toscana, e
               particolarmente in Arezzo nella chiesa di S. Domenico una sepoltura
               di  marmo  per  uno  de'  Cerchi,  la  quale  sepoltura  fa  sostegno  et
               ornamento all'organo di detta chiesa; e se a qualcuno paresse che

               ella non fusse molto eccellente opera, se si considera che egli la fece,
               essendo giovanetto, l'anno 1356, ella non sarà se non ragionevole.
               Servì costui nell'opera di S. Maria del Fiore per sotto architetto e per
               scultore,  lavorando  di  marmo  alcune  cose  per  quella  fabrica;  et  in

               Arezzo rifece la chiesa di S. Agostino, che era piccola, nella maniera
               che ell'è oggi, e la spesa fecero gl'eredi di Piero Saccone de' Tarlati,
               secondo che aveva egli ordinato prima che morisse in Bibbiena, terra
               del Casentino. E perché Moccio condusse questa chiesa senza volte e

               caricò  il  tetto  sopra  gl'archi  delle  colonne,  egli  si  mise  a  un  gran
               pericolo e fu veramente di troppo animo. Il medesimo fece la chiesa
               e  convento  di  S.  Antonio,  che  inanzi  all'assedio  di  Firenze  era  alla
               porta a Faenza e che oggi è del tutto rovinato, e di scultura la porta

               di S. Agostino in Ancona, con molte figure et ornamenti simili a quelli
               che sono alla porta di S. Francesco della città medesima; nella quale
               chiesa di S. Agostino fece anco la sepoltura di fra' Zenone Vigilanti,
               vescovo e Generale dell'Ordine di detto Santo Agostino, e finalmente

               la loggia de' Mercatanti di quella città, che dopo ha ricevuti, quando
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