Page 311 - Giorgio Vasari
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Barattiere.  Il  quale,  avendo  per  cupidigia  di  danari  dato  e  fattone

               scritta di propria mano l'anima al diavolo, si raccomanda a S. Iacopo
               perché lo liberi da quella promessa, mentre un diavolo col mostrargli
               lo scritto gli fa la maggior calca del mondo. Nelle quali tutte figure
               espresse  il  Berna  con  molta  vivacità  gl'affetti  dell'animo.  E

               particolarmente nel viso di Marino, da un canto la paura e dall'altro la
               fede e sicurezza che gli fa sperare da S. Iacopo la sua liberazione, se
               bene si vede incontro il diavolo, brutto a maraviglia, che prontamente

               dice  e  mostra  le  sue  ragioni  al  santo,  che  dopo  avere  indotto  in
               Marino estremo pentimento del peccato e promessa fatta, lo libera e
               tornalo a Dio. Questa medesima storia, dice Lorenzo Ghiberti, era di
               mano del medesimo in S. Spirito di Firenze inanzi ch'egli ardesse, in
               una  capella  de'  Capponi  intitolata  in  S.  Niccolò.  Dopo  quest'opera

               dunque, dipinse il Berna nel Vescovado d'Arezzo, per Messer Giuccio
               di Vanni Tarlati da Pietra Mala, in una capella, un Crucifisso grande et
               a'  piè  della  croce  una  Nostra  Donna,  S.  Giovanni  Evangelista  e  S.

               Francesco  in  atto  mestissimo,  e  un  S.  Michelagnolo  con  tanta
               diligenza, che merita non piccola lode; e massimamente per essersi
               così  ben  mantenuto  che  par  fatto  pur  ieri;  più  di  sotto  è  ritratto  il
               detto Giuccio ginocchioni e armato a' piè della croce. Nella Pieve della
               medesima città lavorò alla capella de' Paganelli molte storie di Nostra

               Donna, e vi ritrasse di naturale il beato Rinieri, uomo Santo e profeta
               di  quella  casata,  che  porge  limosine  a  molti  poveri  che  gli  sono
               intorno. In S. Bartolomeo ancora dipinse alcune storie del Testamento

               Vecchio e la storia de' Magi; e nella chiesa dello Spirito Santo fece
               alcune storie di S. Giovanni Evangelista, et in alcune figure il ritratto
               di sé e di molti amici suoi, nobili di quella città. Ritornato dopo queste
               opere alla patria sua, fece in legno molte pitture e piccole e grandi,
               ma non vi fece lunga dimora, perché, condotto a Firenze, dipinse in S.

               Spirito la capella di S. Nicolò, di cui avemo di sopra fatto menzione,
               che fu molto lodata, et altre cose che furono consumate dal miserabil
               incendio di quella chiesa. In S. Gimignano di Valdelsa lavorò a fresco

               nella Pieve alcune storie del Testamento Nuovo, le quali avendo già
               assai  presso  alla  fine  condotte,  stranamente  dal  ponte  a  terra
               cadendo,  si  pestò  di  maniera  dentro  e  sì  sconciamente  s'infranse,
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