Page 278 - Giorgio Vasari
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frati,  facendo  portar  la  tavola  nel  capitolo  di  quel  convento,  nel
               refettorio  del  quale  fece  da  sommo,  sopra  le  spalliere  di  legname,
               l'ultima  Cena  di  Gesù  Cristo  con  gl'Apostoli,  e  sopra  quella  un
               Crucifisso con molti santi. Avendo posto a quest'opere Taddeo Gaddi
               l'ultimo fine, fu condotto a Pisa dove in San Francesco, per Gherardo

               e Buonacorso Gambacorti, fece la capella maggiore in fresco molto
               ben colorita, con molte figure e storie di quel Santo e di S. Andrea e
               S. Nicolò. Nella volta poi e nella facciata è Papa Onorio che conferma

               la  Regola,  dove  è  ritratto  Taddeo  di  naturale  in  proffilo  con  un
               capuccio avolto sopra il capo, et a' piedi di quella storia sono scritte
               queste parole:

               "Magister Taddeus Gaddus de Florentia pinxit hanc historiam Sancti
               Francisci et Sancti Andreae et Sancti Nicolai anno Domini MCCCXLII
               de mense Augusti".

               Fece ancora nel chiostro pure di quel convento in fresco una Nostra
               Donna col suo Figliuolo in collo molto ben colorita; e nel mezzo della

               chiesa,  quando  s'entra  a  man  manca,  un  San  Lodovico  vescovo  a
               sedere al quale S. Gherardo da Villamagna, stato frate di quell'ordine,
               raccomanda un fra' Bartolomeo allora Guardiano di detto convento.
               Nelle figure della quale opera, perché furono ritratte dal naturale, si

               vede vivezza e grazia infinita, in quella maniera semplice, che fu in
               alcune  cose  meglio  che  quella  di  Giotto,  e  massimamente
               nell'esprimere  il  raccomandarsi,  l'allegrezza,  il  dolore  et  altri
               somiglianti affetti che bene espressi fanno sempre onore grandissimo

               al  pittore.  Tornato  poi  a  Fiorenza,  Taddeo  seguitò  per  lo  comune
               l'opera d'Or San Michele, e rifondò i pilastri delle loggie, murandogli
               di  pietre  conce  e  ben  foggiate,  là  dove  erano  prima  state  fatte  di
               mattoni, senza alterar però il disegno che lasciò Arnolfo, con ordine

               che sopra la loggia si facesse un palazzo con due volte, per conserva
               delle provisioni del grano che faceva il popolo e Comune di Firenze: la
               quale opera, perché si finisse, l'Arte di porta Santa Maria, a cui era
               stato dato cura della fabrica, ordinò che si pagasse la gabella della

               piazza e mercato del grano, et alcune altre gravezze di piccolissima
               importanza. Ma, il che importò molto più, fu bene ordinato con ottimo
               consiglio,  che  ciascuna  dell'Arti  di  Firenze  facesse  da  per  sé  un
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