Page 246 - Giorgio Vasari
P. 246

notte passata, e que' pochi diavoli che vide, non dormì punto: anzi
               non fu sì tosto giorno che uscì di casa per non tornarvi mai più; e vi
               bisognò  del  buono  a  fargli  mutar  openione.  Pure,  menando  a  lui
               Buonamico il prete della parocchia, il meglio che puoté lo raconsolò.
               Poi discorrendo Tafo e Buonamico sopra il caso, disse Buonamico: "Io

               ho sempre sentito dire che i maggiori nimici di Dio sono i demonî, e
               per  conseguenza  che  deono  anco  esser  capitalissimi  aversarii  de'
               dipintori, perché oltre che noi gli facciamo sempre bruttissimi, quello

               che è peggio, non attendiamo mai ad altro, che a far Santi e Sante
               per le mura e per le tavole, et a far perciò con dispetto de' demonî
               gl'uomini più divoti o migliori: per lo che tenendo essi demonii di ciò
               sdegno  con  esso  noi,  come  quelli  che  maggior  possanza  hanno  la
               notte  che  il  giorno,  ci  vanno  facendo  di  questi  giuochi,  e  peggio

               faranno se questa usanza di levarsi a vegghia non si lascia del tutto".
               Con  questo  et  altre  molte  parole  seppe  così  bene  acconciar  la
               bisogna  Buffalmacco,  facendogli  buono  ciò  che  diceva  messer  lo

               prete, che Tafo si rimase di levarsi a vegghia e i diavoli d'andar la
               notte  per  casa  co'  lumicini.  Ma  ricominciando  Tafo,  tirato  dal
               guadagno,  non  molti  mesi  dopo,  e  quasi  scordatosi  ogni  paura,  a
               levarsi  di  nuovo  a  lavorare  la  notte  e  chiamare  Buffalmacco,
               ricominciarono anco i scarafaggi a andar a torno; onde fu forza che

               per  paura  se  ne  rimanesse  interamente,  essendo  a  ciò
               massimamente  consigliato  dal  prete.  Dopo  divolgatasi  questa  cosa
               per  la  città,  fu  cagione  che  per  un  pezzo,  né  Tafo  né  altri  pittori

               costumarono di levarsi a lavorare la notte.
               Essendo  poi,  indi  a  non  molto,  divenuto  Buffalmacco  assai  buon

               maestro,  si  partì,  come  racconta  il  medesimo  Franco,  da  Tafo,  e
               cominciò  a  lavorare  da  sé,  non  gli  mancando  mai  che  fare.  Ora,
               avendo egli tolto una casa per lavorarvi et abitarvi, che aveva allato
               un lavorante di lana assai agiato, il quale essendo un nuovo ucello,

               era  chiamato  Capodoca,  la  moglie  di  costui  ogni  notte  si  levava  a
               matutino,  quando  appunto  avendo  insino  allora  lavorato,  andava
               Buffalmacco a riposarsi; e postasi a un suo filatoio, il quale aveva per
               mala ventura piantato dirimpetto al letto di Buffalmacco, attendeva

               tutta notte a filar lo stame. Per che non potendo Buonamico dormire
   241   242   243   244   245   246   247   248   249   250   251