Page 245 - Giorgio Vasari
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VITA DI BUONAMICO BUFFALMACCO PITTOR FIORENTINO



               Buonamico di Cristofano detto Buffalmacco pittore fiorentino, il qual
               fu  discepolo  d'Andrea  Tafi,  e  come  uomo  burlevole  celebrato  da
               messer  Giovanni  Boccaccio  nel  suo  Decamerone,  fu  come  si  sa
               carissimo compagno di Bruno e di Calandrino pittori ancor essi faceti

               e  piacevoli,  e,  come  si  può  vedere  nell'opere  sue  sparse  per  tutta
               Toscana, di assai buon giudizio nell'arte sua del dipignere.

               Racconta  Franco  Sacchetti  nelle  sue  trecento  Novelle  -  per
               cominciarmi  dalle  cose  che  costui  fece  essendo  ancor  giovinetto  -,
               che stando Buffalmacco, mentre era garzone, con Andrea, che aveva

               per  costume  il  detto  suo  maestro,  quando  erano  le  notti  grandi,
               levarsi inanzi giorno a lavorare e chiamare i garzoni alla vegghia; la
               qual cosa rincrescendo a Buonamico, che era fatto levar in sul buon
               del dormire, andò pensando di trovar modo che Andrea si rimanesse

               di levarsi tanto inanzi giorno a lavorare, e gli venne fatto; per che
               avendo trovato in una vòlta male spazzata trenta gran scarafaggi o
               vero  piattole,  con  certe  agora  sottili  e  corte  appiccò  a  ciascuno  di
               detti  scarafaggi  una  candeluzza  in  sul  dosso,  e  venuta  l'ora  che

               soleva Andrea levarsi, per una fessura dell'uscio gli mise tutti a uno a
               uno,  avendo  accese  le  candele,  in  camera  d'Andrea,  il  quale
               svegliatosi, essendo a punto l'ora che soleva chiamare Buffalmacco, e
               veduto que' lumicini, tutto pien di paura cominciò a tremare, e come

               vecchio che era tutto pauroso a raccomandarsi pianamente a Dio e
               dir sue orazioni e salmi; e finalmente messo il capo sotto i panni, non
               chiamò per quella notte altrimenti Buffalmacco, ma si stette a quel
               modo  sempre  tremando  di  paura  insino  a  giorno.  La  mattina  poi

               levatosi,  dimandò  a  Buonamico  se  aveva  veduto  come  aveva  fatto
               egli, più di mille demonii; a cui disse Buonamico di no, perché aveva
               tenuto gl'occhi serrati, e si maravigliava non essere stato chiamato a
               vegghia. "Come a vegghia?" disse Tafo. "Io ho avuto altro pensiero

               che  dipignere,  e  son  risoluto  per  ogni  modo  d'andare  a  stare  in
               un'altra casa". La notte seguente, se bene ne mise Buonamico tre soli
               nella  detta  camera  di  Tafo,  egli  nondimeno,  tra  per  la  paura  della
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