Page 1890 - Giorgio Vasari
P. 1890

conservazione  fine  et  augumentazione  della  libreria  di  San  Lorenzo

               per  utilità  publica;  la  fondazione  de'  cavalieri  di  Santo  Stefano;  la
               rinunzia del governo al principe; le fortificazioni dello stato; la milizia
               o vero bande del suo stato; il palazzo de' Pitti con giardini, acque e
               fabrica, condotto sì magnifico e regio, de' quali rovesci non metto qui

               né  le  lettere  che  hanno  a  torno  né  la  dichiarazion  loro,  avendo  a
               trattarne in altro luogo. I quali tutti dodici rovesci sono belli affatto e
               condotti con molta grazia e diligenza, come è anco la testa del Duca,

               che è di tutta bellezza; parimente i lavori e medaglie di stucchi, come
               ho detto altra volta, si fanno oggi di tutta perfezzione.

               Et  ultimamente  Mario  Capocaccia  anconetano  ha  fatti  di  stucchi  di
               colore in scatolette ritratti e teste veramente bellissime, come sono
               un ritratto di papa Pio Quinto, ch'io vidi non ha molto, e quello del
               cardinale  Alessandrino.  Ho  veduto  anco  di  mano  de'  figliuoli  di

               Pulidoro pittore perugino ritratti della medesima sorte bellissimi.
               Ma per tornare a Milano, riveggendo io un anno fa le cose del Gobbo

               scultore, del quale altrove si è ragionato, non viddi cosa che fussi se
               non  ordinaria,  eccetto  un  Adamo  et  Eva,  una  Iudith  et  una  Santa
               Elena di marmo che sono intorno al Duomo con altre statue di due
               morti, fatte per Lodovico detto il Moro e Beatrice sua moglie, le quali

               dovevano essere poste a un sepolcro di mano di Giovan Iacomo dalla
               Porta, scultore et architetto del Duomo di Milano, il quale lavorò nella
               sua giovanezza molte cose sotto il detto Gobbo. E le sopra dette, che
               dovevano  andare  al  detto  sepolcro,  sono  condotte  con  molta

               pulitezza. Il medesimo Giovan Iacomo ha fatto molte bell'opere alla
               Certosa di Pavia, e particolarmente nel sepolcro del conte di Virtù e
               nella  facciata  della  chiesa.  Da  costui  imparò  l'arte  un  suo  nipote,
               chiamato  Guglielmo,  il  quale  in  Milano  attese  con  molto  studio  a

               ritrarre le cose di Lionardo da Vinci, circa l'anno 1530, che gli fecero
               grandissimo  giovamento;  per  che  andato  con  Giovan  Iacomo  a
               Genova, quando l'anno 1531 fu chiamato là a fare la sepoltura di San
               Giovanni Batista, attese al disegno con gran studio sotto Perino del

               Vaga, e non lasciando perciò la scultura, fece uno dei sedici piedistalli
               che sono in detto sepolcro. Là onde, veduto che si portava benissimo,
               gli furono fatti fare tutti gl'altri. Dopo condusse due Angeli di marmo,
   1885   1886   1887   1888   1889   1890   1891   1892   1893   1894   1895