Page 191 - Giorgio Vasari
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tavola, dove sono storie di figure piccole della vita di Nostra Donna e
di S. Giovanni Batista, d'assai migliore maniera che le grandi, e con
più diligenza e grazia condotte; della quale opera è da tener conto,
non solo perché le dette figure piccole sono tanto ben fatte che
paiono di minio, ma ancora per essere una maraviglia vedere un
lavoro in tela lina essersi trecento anni conservato.
Fece per tutta la città pitture infinite, et a Sargiano, convento de' frati
de' Zoccoli, in una tavola un S. Francesco ritratto di naturale,
ponendovi il nome suo, come in opera, a giudizio suo, da lui più del
solito ben lavorata. Avendo poi fatto in legno un Crucifisso grande
dipinto alla greca, lo mandò in Firenze a messer Farinata degl'Uberti
famosissimo cittadino, per avere, fra molte altre opere egregie, da
soprastante rovina e pericolo la sua patria liberato. Questo Crucifisso
è oggi in S. Croce tra la capella de' Peruzzi e quella de' Giugni.
In S. Domenico d'Arezzo, chiesa e convento fabricato da' Signori di
Pietramala l'anno 1275, come dimostrano ancora l'insegne loro,
lavorò molte cose prima ch'e' tornasse a Roma, (dove già era stato
molto grato a papa Urbano Quarto) per fare alcune cose a fresco di
commessione sua nel portico di S. Piero, che di maniera greca,
secondo que' tempi, furono ragionevoli. Avendo poi fatto a
Ganghereto luogo sopra Terranuova di Valdarno una tavola di S.
Francesco, si diede, avendo lo spirito elevato, alla scultura, e ciò con
tanto studio, che riuscì molto meglio che non aveva fatto nella
pittura. Perché, sebbene furono le sue prime sculture alla greca,
come ne mostrano quattro figure di legno che sono nella Pieve in un
Deposto di croce, et alcune altre figure tonde poste nella capella di S.
Francesco sopra il battesimo, egli prese nondimeno miglior maniera,
poi che ebbe in Firenze veduto l'opere d'Arnolfo e degl'altri allora più
famosi scultori.
Onde tornato in Arezzo l'anno 1275 dietro alla corte di papa Gregorio,
che tornando d'Avignone a Roma passò per Firenze, se gli porse
occasione di farsi maggiormente conoscere, perché essendo quel
Papa morto in Arezzo, dopo l'aver donato al comune trentamila scudi
perché finisse la fabrica del Vescovado, già stata cominciata da
maestro Lapo e poco tirata inanzi, ordinarono gli Aretini, oltre all'aver