Page 1837 - Giorgio Vasari
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DESCRIZIONE DELL'OPERE DI TIZIANO DA CADOR PITTORE
Essendo nato Tiziano in Cador, piccol castello posto in sulla Piave e
lontano cinque miglia dalla chiusa dell'alpe, l'anno 1480, della
famiglia de' Vecelli, in quel luogo delle più nobili, pervenuto all'età di
dieci anni con bello spirito e prontezza d'ingegno, fu mandato a
Vinezia in casa d'un suo zio cittadino onorato, il quale veggendo il
putto molto inclinato alla pittura, lo pose con Gianbellino pittore, in
quel tempo eccellente e molto famoso, come s'è detto, sotto la cui
disciplina attendendo al disegno, mostrò in brieve essere dotato dalla
natura di tutte quelle parti d'ingegno e giudizio che necessarie sono
all'arte della pittura. E perché in quel tempo Gianbellino e gli altri
pittori di quel paese, per non avere studio di cose antiche, usavano
molto, anzi non altro, che il ritrarre qualunche cosa facevano dal vivo,
ma con maniera secca, cruda e stentata, imparò anco Tiziano per
allora quel modo. Ma venuto poi l'anno circa 1507 Giorgione da Castel
Franco, non gli piacendo in tutto il detto modo di fare, cominciò a
dare alle sue opere più morbidezza e maggiore rilievo con bella
maniera, usando nondimeno di cacciar sì avanti le cose vive e
naturali e di contrafarle quanto sapeva il meglio con i colori, e
macchiarle con le tinte crude e dolci, secondo che il vivo mostrava,
senza far disegno, tenendo per fermo che il dipignere solo con i colori
stessi, senz'altro studio di disegnare in carta, fusse il vero e miglior
modo di fare et il vero disegno. Ma non s'accorgeva che egli è
necessario a chi vuol bene disporre i componimenti et accomodare
l'invenzioni, ch'e' fa bisogno prima in più modi diferenti porle in carta,
per vedere come il tutto torna insieme. Conciò sia che l'idea non può
vedere né imaginare perfettamente in se stessa l'invenzioni, se non
apre e non mostra il suo concetto agl'occhi corporali, che l'aiutino a
farne buon giudizio; senzaché pur bisogna fare grande studio sopra
gl'ignudi, a volergli intendere bene, il che non vien fatto né si può
senza mettere in carta; et il tenere sempre, che altri colorisce,
persone ignude innanzi, o vero vestite, è non piccola servitù, là dove