Page 167 - Giorgio Vasari
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nella fabrica della Badia di Settimo, non stata finita dagli esecutori
               del conte Ugo di Andeborgo, come l'altre sei, secondo che si disse di
               sopra. E sebbene si legge nel campanile di detta Badia in un epitaffio
               di marmo: Gugliel. me fecit, si conosce nondimeno alla maniera, che
               si governava col consiglio di Nicola; il quale in que' medesimi tempi

               fece  in  Pisa  il  Palazzo  degli  Anziani  vecchio,  oggi  stato  disfatto  dal
               duca Cosimo per fare nel medesimo luogo, servendosi d'una parte del
               vecchio,  il  magnifico  palazzo  e  convento  della  nuova  religione  de'

               Cavaglieri  di  S.  Stefano,  col  disegno  e  modello  di  Giorgio  Vasari
               aretino  pittore  et  architettore,  il  quale  si  è  accomodato  come  ha
               potuto  il  meglio,  sopra  quella  muraglia  vecchia,  riducendola  alla
               moderna.

               Fece  similmente  Nicola  in  Pisa  molti  altri  palazzi  e  chiese,  e  fu  il
               primo, essendosi smarrito il buon modo di fabricar, che mise in uso

               fondar  gli  edifizii  a  Pisa  in  sui  pilastri,  e  sopra  quelli  voltare  archi,
               avendo  prima  palificato  sotto  i  detti  pilastri;  perché  facendosi
               altrimenti,  rotto  il  primo  piano  sodo  del  fondamento,  le  muraglie
               calavano  sempre;  dove  il  palificare  rende  sicurissimo  l'edifizio,  sì

               come  la  sperienza  ne  dimostra.  Col  suo  disegno  fu  fatta  ancora  la
               chiesa di S. Michele in borgo de' monaci di Camaldoli.

               Ma  la  più  bella,  la  più  ingegnosa  e  più  capricciosa  architettura  che
               facesse mai Nicola, fu il campanile di S. Nicola di Pisa, dove stanno
               frati di S. Agostino: perciò che egli è di fuori a otto facce e dentro
               tondo,  con  scale  che  girando  a  chiocciola  vanno  insino  in  cima,  e

               lasciano dentro il vano del mezzo libero et a guisa di pozzo, e sopra
               ogni quattro scaglioni sono colonne che hanno gli archi zoppi, e che
               girano intorno intorno; onde posando la salita della volta sopra i detti
               archi, si va in modo salendo insino in cima, che chi è in terra vede

               sempre tutti quelli che sagliono, coloro che sagliono veggion coloro
               che sono in terra, e quei che sono a mezzo veggono gli uni e gli altri,
               cioè  quei  che  sono  di  sopra  e  quei  che  sono  a  basso.  La  quale
               capricciosa invenzione fu poi con miglior modo e più giuste misure e

               con più ornamento messa in opera da Bramante architetto a Roma in
               Belvedere  per  papa  Giulio  Secondo,  e  da  Antonio  da  S.  Gallo  nel
               pozzo  che  è  a  Orvieto  d'ordine  di  papa  Clemente  Settimo,  come  si
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