Page 165 - Giorgio Vasari
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VITA DI NICOLA E GIOVANNI PISANI SCULTORI ET
               ARCHITETTI



               Avendo  noi  ragionato  del  disegno  e  della  pittura  nella  vita  di
               Cimabue,  e  dell'architettura  in  quella  d'Arnolfo  Lapi,  si  tratterà  in
               questa  di  Nicola  e  Giovanni  Pisani  della  scultura,  e  delle  fabriche

               ancora, che essi fecero di grandissima importanza; perché certo non
               solo come grandi e magnifiche, ma ancora come assai bene intese
               meritano  l'opere  di  scoltura  et  architettura  di  costoro  d'esser
               celebrate, avendo essi in gran parte levata via nel lavorare i marmi e

               nel fabricar quella vecchia maniera greca goffa e sproporzionata, et
               avendo  avuto  ancora  migliore  invenzione  nelle  storie,  e  dato  alle
               figure migliore attitudine.

               Trovandosi  dunque  Nicola  Pisano  sotto  alcuni  scultori  greci  che
               lavorarono le figure e gl'altri ornamenti d'intaglio del Duomo di Pisa e

               del tempio di S. Giovanni, e essendo fra molte spoglie di marmi, stati
               condotti  dall'armata  de'  Pisani,  alcuni  pili  antichi  che  sono  oggi  nel
               Camposanto di quella città, uno ve n'avea fra gl'altri bellissimo, nel
               quale  era  sculpita  la  caccia  di  Meleacro  e  del  porco  Calidonio  con

               bellissima maniera; perché così gl'ignudi come i vestiti erano lavorati
               con molta pratica e con perfettissimo disegno. Questo pilo, essendo
               per la sua bellezza stato posto dai Pisani nella facciata del Duomo,
               dirimpetto a S. Rocco allato alla porta del fianco principale, servì per

               lo  corpo  della  madre  della  contessa  Matelda,  se  però  sono  vere
               queste parole che intagliate nel marmo si leggono:

               Anno  Domini  M.CXVI.  IXa  Kalendas  Augusti  obiit  Domina  Matthilda
               felicis memoriae comitissa, quae pro anima genitricis suae Dominae
               Beatricis comitissae venerabilis in hac tumba honorabili quiescentis in
               multis  partibus  [mirifice]  hanc  dotavit  ecclesiam.  Quarum  animae

               requiescant  in  pace.  E  poi:  Anno  Domini  MCCCIII.  sub  dignissimo
               Operario D. Burgundio Tadi occasione graduum fiendorum per ipsum
               circa ecclesiam supradictam tumba superius notata bis translata fuit,

               nunc de sedibus primis in ecclesiam, nunc de ecclesia in hunc locum,
               ut cernitis, [excellentem].
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