Page 1618 - Giorgio Vasari
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VITA DI FRANCESCO DETTO DE' SALVIATI PITTORE
               FIORENTINO



               Fu padre di Francesco Salviati, del quale al presente scriviamo la vita
               et il quale nacque l'anno 1510, un buon uomo chiamato Michelagnolo
               de' Rossi, tessitore di velluti, il quale, avendo non questo solo, ma

               molti  altri  figliuoli  maschi  e  femine,  e  per  ciò  bisogno  d'essere
               aiutato, aveva seco medesimo deliberato di volere per ogni modo che
               Francesco  attendesse  al  suo  mestiero  di  tessere  velluti.  Ma  il
               giovinetto,  che  ad  altro  avea  volto  l'animo  et  a  cui  dispiaceva  il

               mestiero di quell'arte, come che anticamente ella fusse esercitata da
               persone  non  dico  nobili,  ma  assai  agiate  e  ricche,  malvolentieri  in
               questo  seguitava  il  volere  del  padre.  Anzi  praticando  nella  via  de'
               Servi,  dove  aveva  una  sua  casa,  con  i  figliuoli  di  Domenico  Naldini

               suo vicino e cittadino orrevole, si vedea tutto volto a costumi gentili
               et onorati e molto inclinato al disegno. Nella qual cosa gli fu un pezzo
               di  non  piccolo  aiuto  un  suo  cugino  chiamato  il  Diaceto,  orefice  e
               giovane  che  aveva  assai  buon  disegno;  imperò  che  non  pure

               gl'insegnava costui quel poco che sapeva; ma l'accomodava di molti
               disegni  di  diversi  valentuomini,  sopra  i  quali  giorno  e  notte
               nascosamente  dal  padre,  con  incredibile  studio  si  esercitava
               Francesco. Ma essendosi di ciò accorto Domenico Naldini, dopo aver

               bene esaminato il putto, fece tanto con Michelagnolo suo padre, che
               lo pose in bottega del zio a imparare l'arte dell'orefice; mediante la
               quale  comodità  di  disegnare  fece  in  pochi  mesi  Francesco  tanto
               profitto,  che  ognuno  si  stupiva.  E  perché  usava  in  quel  tempo  una

               Compagnia di giovani orefici e pittori trovarsi alcuna volta insieme et
               andare il dì delle feste a disegnare per Fiorenza l'opere più lodate,
               niuno di loro più si affaticava né con più amore di quello che faceva
               Francesco; i giovani della qual Compagnia erano Nanni di Prospero

               delle Corniuole, Francesco di Girolamo dal Prato orefice, Nannoccio da
               San Giorgio, e molti altri fanciulli che poi riuscirono valentuomini nelle
               loro professioni.
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