Page 1612 - Giorgio Vasari
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ciascuno; al suo convento de' Servi lasciò mille scudi per comperare
un podere, e quello di Montorsoli stato de' suoi antecessori: con
questo, che a due suoi nipoti frati del medesimo Ordine fussino
pagati ogni anno, durante la vita loro, venticinque scudi per ciascuno,
e con alcuni altri carichi che di sotto si diranno; le quali cose, come
ebbe accomodato, si scoperse in Roma e riprese l'abito con molta sua
contentezza e de' suoi frati, e particolarmente di maestro Zaccheria.
Dopo venuto a Fiorenza fu ricevuto e veduto dagl'amici e parenti con
incredibile piacere e letizia. Ma ancor che avesse deliberato il frate di
volere il rimanente della vita spendere in servigio di Nostro Signore
Dio e dell'anima sua e starsi quietamente in pace, godendosi un
cavalierato che s'era serbato, non gli venne ciò fatto così presto,
perciò che, essendo con istanzia chiamato a Bologna da maestro
Giulio Bovio, zio del vascone Bovio, perché facesse nella chiesa de'
Servi l'altar maggiore tutto di marmo et isolato, et oltre ciò una
sepoltura con figure e ricco ornamento di pietre mischie et
incostrature di marmo, non poté mancargli, e massimamente
avendosi a fare quell'opera in una chiesa del suo Ordine. Andato
dunque a Bologna e messo mano all'opera, la condusse in ventotto
mesi, facendo il detto altare, il quale da un pilastro all'altro chiude il
coro de' frati tutto di marmo dentro e fuori con un Cristo nudo nel
mezzo di braccia due e mezzo e con alcun'altre statue dagli lati. È
l'architettura di quest'opera bella veramente, e ben partita et
ordinata, e commessa tanto bene, che non si può far meglio; il
pavimento ancora, dove in terra è la sepoltura del Bovio, è spartito
con bell'ordine, e certi candellieri di marmo et alcune storiette e
figurine sono assai bene accomodate, et ogni cosa è ricca d'intaglio;
ma le figure, oltre che son piccole per la difficultà che si ha di
condurre pezzi grandi di marmo a Bologna, non sono pari
all'architettura, né molto da essere lodate. Mentre che fra'
Giovann'Agnolo lavorava in Bologna quest'opera, come quello che in
ciò non era anco ben risoluto, andava pensando in che luogo potesse
più comodamente di quelli della sua Religione consumare i suoi ultimi
anni, quando maestro Zaccheria suo amicissimo, che allora era priore
della Nunziata di Firenze, disiderando di tirarlo e fermarlo in quel
luogo, parlò di lui col duca Cosimo, riducendogli a memoria la virtù