Page 1591 - Giorgio Vasari
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abominevole, erano cibi delicatissimi e di più sorti. La scorza dico, et
il difuori mostrava che fussero serpenti, biscie, ramarri, lucertole,
tarantole, botte, ranocchi, scorpioni, pipistrelli et altri simili animali,
et il didentro era composizione d'ottime vivande. E queste furono
poste in tavola con una pala, e dinanzi a ciascuno e con ordine, dal
diavolo che era nel mezzo, un compagno del quale mesceva con un
corno di vetro, ma di fuori brutto e spiacevole, preziosi vini in
coreggiuoli da fondere invetriati, che servivano per bicchieri. Finite
queste prime vivande, che furono quasi un antipasto, furono messe
per frutte, fingendo che la cena (affatica non cominciata) fusse finita,
in cambio di frutte e confezzioni, ossa di morti giù giù per tutta la
tavola, le quali frutte e reliquie erano di zucchero. Ciò fatto,
comandando Plutone, che disse voler andare a riposarsi con
Proserpina sua, che le pene tornassero a tormentare i dannati, furono
da certi venti in un attimo spenti tutti i già detti lumi et uditi infiniti
romori, grida e voci orribili e spaventose e fu veduta nel mezzo di
quelle tenebre, con un lumicino, l'imagine del Baia bombardiere, che
era uno de' circostanti, come s'è detto, condannato da Plutone
all'inferno, per avere nelle sue girandole e machine di fuoco avuto
sempre per suggetto et invenzione i sette peccati mortali e cose
d'inferno. Mentre che a vedere ciò et a udire diverse lamentevoli voci
s'attendeva, fu levato via il doloroso e funesto apparato, e venendo i
lumi, veduto in cambio di quello un apparecchio reale e ricchissimo e
con orrevoli serventi che portarono il rimanente della cena, che fu
magnifica et onorata; al fine della quale venendo una nave piena di
varie confezioni, i padroni di quella, mostrando di levar mercanzie,
condussero a poco a poco gl'uomini della Compagnia nelle stanze di
sopra, dove essendo una scena et apparato ricchissimo, fu recitata
una comedia intitolata Filogenia, che fu molto lodata; e quella finita
all'alba ognuno si tornò lietissimo a casa.
In capo a due anni, toccando dopo molte feste e comedie al
medesimo a essere un'altra volta signore, per tassare alcuni della
Compagnia che troppo avevano speso in certe feste e conviti (per
essere mangiati, come si dice, vivi) fece ordinare il convito suo in
questa maniera. All'Aia, dove erano soliti ragunarsi, furono