Page 1547 - Giorgio Vasari
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assai, e mi ricorda avergli sentito dire che tre volte fece le bandiere
delle potenze che solevano ogni anno armeggiare e tenere in festa la
città. Et insomma si lavorava in bottega sua di tutte le cose, onde
molti giovani la frequentavano, imparando ciascuno quello che più gli
piaceva. Onde Antonio del Ceraiolo, essendo stato con Lorenzo di
Credi e poi con Ridolfo, ritiratosi da per sé fece molte opere e ritratti
di naturale. In San Iacopo tra' Fossi è di mano di questo Antonio in
una tavola San Francesco e Santa Madalena a' piè d'un crucifisso, e
ne' Servi, dietro all'altar maggiore, un San Michelagnolo ritratto dal
Ghirlandaio nell'ossa di Santa Maria Nuova. Fu anche discepolo di
Ridolfo, e si portò benissimo, Mariano da Pescia, di mano del quale è
un quadro di Nostra Donna con Cristo fanciullo, Santa Lisabeta e San
Giovanni, molto ben fatti, nella detta cappella di palazzo, che già
dipinse Ridolfo alla signoria. Il medesimo dipinse di chiaro scuro tutta
la casa di Carlo Ginori nella strada che ha da quella famiglia il nome,
facendovi storie de' fatti di Sansone, con bellissima maniera; e se
costui avesse avuto più lunga vita che non ebbe, sarebbe riuscito
eccellente. Discepolo parimente di Ridolfo fu Toto del Nunziata, il
quale fece in S. Piero Scheraggio con Ridolfo una tavola di Nostra
Donna col Figliuolo in braccio e due Santi; ma sopra tutti gl'altri, fu
carissimo a Ridolfo un discepolo di Lorenzo di Credi, il quale stette
anco con Antonio del Ceraiolo, chiamato Michele, per essere d'ottima
natura e giovane che conduc[ev]a le sue opere con fierezza e senza
stento. Costui dunque, seguitando la maniera di Ridolfo, lo ragiunse
di maniera, che dove avea da lui a principio il terzo dell'utile, si
condussero a fare insieme l'opere a metà del guadagno. Osservò
sempre Michele Ridolfo come padre e l'amò e fu da lui amato di
maniera, che come cosa di lui è stato sempre et è ancora, non per
altro cognome conosciuto, che per Michele di Ridolfo. Costoro dico,
che s'amarono come padre e figliuolo, lavorarono infinite opere
insieme e di compagnia; e prima per la chiesa di S. Felice in Piazza,
luogo allora de' monaci di Camaldoli, dipinsero in una tavola Cristo e
la Nostra Donna in aria, che pregano Dio Padre per il popolo da
basso, dove sono ginocchioni alcuni Santi. In Santa Felicita fecero due
capelle a fresco, tirate via praticamente: in una è Cristo morto con le
Marie e nell'altra l'Assunta con alcuni Santi. Nella chiesa delle