Page 1541 - Giorgio Vasari
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VITA DI RIDOLFO, DAVIT E BENEDETTO GRILLANDAI
               PITTORI FIORENTINI



               Ancor che non paia in un certo modo possibile che chi va imitando e
               seguita  le  vestigia  d'alcun  uomo  eccellente  nelle  nostre  arti,  non
               debba divenire in gran parte a colui simile, si vede nondimeno che

               molte volte i frategli e' figliuoli delle persone singolari non seguitano
               in ciò i loro parenti e stranamente tralignano da loro; la qual cosa
               non penso già io che avenga perché non vi sia, mediante il sangue, la
               medesima prontezza di spirito et il medesimo ingegno, ma sì bene da

               altra cagione: cioè dai troppi agi e commodi e dall'abondanza delle
               facultà, che non lascia divenir molte volte gl'uomini solleciti agli studii
               et industriosi. Ma non però questa regola è così ferma che anco non
               avenga alcuna volta il contrario.

               Davit e Benedetto Ghirlandai, se bene ebbono bonissimo ingegno et

               arebbono  potuto  farlo,  non  però  seguitarono  nelle  cose  dell'arte
               Domenico lor fratello, perciò che dopo la morte di detto lor fratello si
               sviarono dal bene operare; conciò sia che l'uno, cioè Benedetto, andò
               lungo  tempo  vagabondo  e  l'altro  s'andò  stillando  il  cervello
               vanamente dietro al musaico.

               Davit  adunque,  il  quale  era  stato  molto  amato  da  Domenico  e  lui

               amò  parimente  e  vivo  e  morto,  finì  dopo  lui,  in  compagnia  di
               Benedetto suo fratello, molte cose cominciate da esso Domenico e
               particolarmente la tavola di Santa Maria Novella all'altar maggiore,
               cioè la parte di dietro, che oggi è verso il coro; et alcuni creati del
               medesimo  Domenico  finirono  la  predella  di  figure  piccole,  cioè

               Nicolaio,  sotto  la  figura  di  Santo  Stefano,  fece  una  disputa  di  quel
               Santo con molta diligenza; e Francesco Granacci, Iacopo del Tedesco
               e  Benedetto  fecero  la  figura  di  Santo  Antonino  arcivescovo  di

               Fiorenza e Santa Caterina da Siena, et in chiesa in una tavola Santa
               Lucia con la testa d'un frate, vicino al mezzo della chiesa, con molte
               altre pitture e quadri che sono per le case de' particolari.
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