Page 1537 - Giorgio Vasari
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Lasciando  ora  da  parte  i  disegni,  dipinse  Bramantino  in  Milano  la
               facciata  della  casa  del  signor  Giovambattista  Latuate,  con  una
               bellissima Madonna, messa in mezzo da' duoi Profeti, e nella facciata
               del signor Bernardo Scacalarozzo dipinse quattro giganti che son finti
               di bronzo e sono ragionevoli, con altre opere che sono in Milano, le

               quali  gl'apportarono  lode  per  essere  stato  egli  il  primo  lume  della
               pittura che si vedesse di buona maniera in Milano e cagione che dopo
               lui  Bramante  divenisse,  per  la  buona  maniera  che  diede  a'  suoi

               casamenti e prospettive, eccellente nelle cose d'architettura, essendo
               che le prime cose che studiò Bramante furono quelle di Bramantino.
               Con ordine del quale fu fatto il tempio di San Satiro, che a me piace
               sommamente per essere opera ricchissima e dentro e fuori ornata di
               colonne, corridori doppii et altri ornamenti et accompagnata da una

               bellissima sagrestia tutta piena di statue. Ma sopratutto merita lode
               la  tribuna  del  mezzo  di  questo  luogo,  la  bellezza  della  quale  fu
               cagione,  come  s'è  detto  nella  vita  di  Bramante,  che  Bernardino  da

               Trevio  seguitasse  quel  modo  di  fare  nel  Duomo  di  Milano  et
               attendesse all'architettura, se bene la sua prima e principal arte fu la
               pittura, avendo fatto, come s'è detto, a fresco nel monasterio delle
               Grazie  quattro  storie  della  Passione  in  un  chiostro  et  alcun'altre  di
               chiaro scuro.

               Da costui fu tirato innanzi e molto aiutato Agostino Busto scultore,

               cognominato Bambaia, del quale si è favellato nella vita di Baccio da
               Monte  Lupo,  et  il  quale  ha  fatto  alcun'opere  in  Santa  Marta,
               monasterio di donne in Milano. Fra le quali ho veduto io, ancor che si
               abbia  con  difficultà  licenza  d'entrare  in  quel  luogo,  la  sepoltura  di

               monsignor di Fois, che morì a Pavia, in più pezzi di marmo; nei quali
               sono da dieci storie di figure piccole sculpite con molta diligenza de'
               fatti, battaglie, vittorie et espugnazioni di torre, fatte da quel signore,
               e finalmente la morte e sepoltura sua. E per dirlo brevemente, ell'è

               tale quest'opera che mirandola con stupore stetti un pezzo pensando
               se  è  possibile  che  si  facciano  con  mano  e  con  ferri  sì  sottili  e
               maravigliose  opere,  veggendosi  in  questa  sepoltura,  fatti  con
               stupendissimo  intaglio,  fregiature  di  trofei,  d'arme  di  tutte  le  sorti,

               carri,  artiglierie  e  molti  altri  instrumenti  da  guerra,  e  finalmente  il
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