Page 1538 - Giorgio Vasari
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corpo di quel signore armato e grande quanto il vivo, quasi tutto lieto
               nel sembiante così morto, per le vittorie avute. E certo è un peccato
               che quest'opera, la quale è degnissima di essere annoverata fra le
               più  stupende  dell'arte,  sia  imperfetta  e  lasciata  stare  per  terra  in
               pezzi, senza essere in alcun luogo murata, onde non mi maraviglio

               che ne siano state rubate alcune figure e poi vendute e poste in altri
               luoghi. E pur è vero che tanta poca umanità o più tosto pietà oggi fra
               gl'uomini si ritruova che a niun, di tanti che furono da lui beneficati et

               amati,  è  mai  incresciuto  della  memoria  di  Fois,  né  della  bontà  et
               eccellenza  dell'opera.  Di  mano  del  medesimo  Agostino  Busto  sono
               alcun'opere  nel  Duomo,  et  in  San  Francesco,  come  si  disse,  la
               sepoltura  de'  Biraghi,  et  alla  Certosa  di  Pavia  molte  altre  che  son
               bellissime. Concorrente di costui fu un Cristofano Gobbo, che lavorò

               anch'egli  molte  cose  nella  facciata  della  detta  Certosa  et  in  chiesa
               tanto bene, che si può mettere fra i migliori architettori che fussero in
               quel tempo in Lombardia. E l'Adamo et Eva che sono nella facciata

               del Duomo di Milano verso levante, che sono di mano di costui, sono
               tenute opere rare e tali che possono stare a paragone di quante ne
               sieno state fatte in quelle parti da altri maestri.

               Quasi  ne'  medesimi  tempi  fu  in  Milano  un  altro  scultore,  chiamato
               Angelo  e  per  sopranome  il  Ciciliano,  il  quale  fece  dalla  medesima
               banda  e  della  medesima  grandezza,  una  Santa  Maria  Maddalena

               elevata in aria da quattro putti, che è opera bellissima e non punto
               meno che quelle di Cristofano, il quale attese anco all'architettura e
               fece  fra  l'altre  cose  il  portico  di  San  Celso  in  Milano,  che  dopo  la
               morte sua fu finito da Tofano detto il Lombardino, il quale come si

               disse  nella  vita  di  Giulio  Romano,  fece  molte  chiese  e  palazzi  per
               tutto  Milano  et  in  particolare  il  monasterio,  facciata  e  chiesa  delle
               monache di Santa Caterina alla porta Ticinese, e molte altre fabriche
               a queste somiglianti.

               Per  opera  di  costui,  lavorando  Silvio  da  Fiesole  nell'opera  di  quel
               Duomo,  fece  nell'ornamento  d'una  porta  che  è  volta  fra  ponente  e

               tramontana, dove sono più storie della vita di Nostra Donna, quella
               dove ell'è sposata, che è molto bella, e dirimpetto a questa, quella di
               simile grandezza, in cui sono le nozze di Cana Galilea, è di mano di
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