Page 1539 - Giorgio Vasari
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Marco da Gra assai pratico scultore. Nelle quali storie seguita ora di

               lavorare un molto studioso giovane, chiamato Francesco Brambilari, il
               quale  ne  ha  quasi  che  a  fine  condotta  una,  nella  quale  gl'Apostoli
               ricevono lo Spirito Santo, che è cosa bellissima. Ha oltre ciò fatto una
               gocciola di marmo tutta traforata e con un gruppo di putti e fogliami

               stupendi, sopra la quale (che ha da essere posta in Duomo) va una
               statua di marmo di papa Pio IIII de' Medici milanese. Ma se in quel
               luogo  fusse  lo  studio  di  quest'arti  che  è  in  Roma  et  in  Firenze,

               arebbono  fatto  e  farebbono  tuttavia  questi  valentuomini  cose
               stupende.  E  nel  vero  hanno  al  presente  grand'obligo  al  cavaliere
               Leone Leoni aretino, il quale, come si dirà, ha speso assai danari a
               tempo in condurre a Milano molte cose antiche, formate di gesso per
               servizio suo e degl'altri artefici.

               Ma  tornando  ai  pittori  milanesi,  poiché  Lionardo  da  Vinci  vi  ebbe

               lavorato il cenacolo sopra detto, molti cercarono d'imitarlo, e questi
               furono Marco Uggioni et altri, de' quali si è ragionato nella vita di lui.
               Et  oltre  quelli  lo  imitò  molto  bene  Cesare  da  Sesto,  anch'egli
               milanese, e fece, più di quel che s'è detto nella vita di Dosso, un gran

               quadro che è nelle case della Zecca di Milano, dentro al quale, che è
               veramente  copioso  e  bellissimo,  Cristo  è  battezzato  da  Giovanni.  È
               anco di mano del medesimo del detto luogo una testa d'una Erodiade
               con quella di San Giovanni Battista in un bacino fatte con bellissimo

               artificio;  e  finalmente  dipinse  costui  in  San  Rocco  fuor  di  porta
               Romana  una  tavola,  dentrovi  quel  santo,  molto  giovane,  et  alcuni
               quadri che son molto lodati.

               Gaudenzio pittor milanese, il quale mentre visse si tenne valentuomo,
               dipinse  in  San  Celso  la  tavola  dell'altar  maggiore,  et  a  fresco,  in
               Santa Maria delle Grazie in una capella, la Passione di Gesù Cristo in

               figure quanto il vivo, con strane attitudini, e dopo fece sotto questa
               capella una tavola a concorrenza di Tiziano, nella quale, ancor che
               egli molto si persuadesse, non passò l'opere degl'altri che avevano in
               quel luogo lavorato. Bernardino del Lupino, di cui si disse alcuna cosa

               poco di sopra, dipinse già in Milano vicino a San Sepolcro la casa del
               signor Gianfrancesco Rabbia, cioè la facciata, le loge, sale e camere,
               facendovi  molte  trasformazioni  d'Ovidio  et  altre  favole  con  belle  e
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