Page 1453 - Giorgio Vasari
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disiderava quel signore; il quale oltre ciò, volendo fare una facciata
bella al detto Duomo, gliene fece fare un modello che da lui fu
condotto di tal maniera, che si può dire che avanzasse tutte
l'architetture del suo tempo; perciò che si vede in quello grandezza,
proporzione, grazia e composizione bellissima. Essendo poi ritornato
da Mantova già vecchio, se n'andò a stare a una sua villa nel
territorio d'Urbino, detta la Valle, per riposarsi e godersi le sue
fatiche; nel qual luogo, per non stare in ozio fece di matita una
conversione di San Paolo con figure e cavalli assai ben grandi e con
bellissime attitudini, la quale da lui con tanta pazienza e diligenza fu
condotta, che non si può dire né vedere la maggiore, sì come
appresso delli suoi eredi si vede, da' quali è tenuta per cosa preziosa
e carissima. Nel qual luogo stando con l'animo riposato, oppresso da
una terribile febbre, ricevuti ch'egli ebbe tutti i sacramenti della
chiesa, con infinito dolore di sua moglie e de' suoi figliuoli finì il corso
di sua vita nel 1551, agli 11 di luglio, di età d'anni 75 incirca, dal qual
luogo essendo portato a Urbino fu sepolto onoratamente nel
Vescovado innanzi alla cappella di San Martino già stata dipinta da
lui, con incredibile dispiacere de' suoi parenti e di tutti i cittadini. Fu
Girolamo uomo sempre da bene, in tanto che mai di lui non si sentì
cosa mal fatta; fu non solo pittore, scultore et architettore, ma
ancora buon musico. Fu bellissimo ragionatore et ebbe ottimo
trattenimento; fu pieno di cortesia e di amorevolezza verso i parenti
et amici, e quello di che merita non piccola lode, egli diede principio
alla casa dei Genghi in Urbino con onore, nome e facultà. Lasciò due
figliuoli, uno de' quali seguitò le sue vestigia et attese alla
architettura nella quale, se da la morte non fusse stato impedito,
veniva eccellentissimo, sì come dimostravano li suoi principii, e l'altro,
che attese alla cura famigliare, ancor oggi vive.
Fu, come s'è detto, suo discepolo Francesco Menzochi da Furlì, il
quale prima cominciò, essendo fanciulletto, a disegnare da sé,
immitando e ritraendo in Furlì nel Duomo una tavola di mano di
Marco Parmigiano da Forlì, che vi fé dentro una Nostra Donna, San
Ieronimo et altri Santi, tenuta allora, delle pitture moderne, la
migliore, e parimente andava immitando l'opere di Rondinino da