Page 1450 - Giorgio Vasari
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compagnia  di  Timoteo  da  Urbino  pittore  di  assai  buon  nome  e  di
               molta esperienzia, insieme col quale fece una cappella di S. Martino
               nel Vescovado per Messer Giovampiero Arivabene mantovano, allora
               vescovo d'Urbino, nella quale l'uno e l'altro di loro riuscì di bellissimo
               ingegno sì come l'opera istessa dimostra, nella qual è ritratto il detto

               Vescovo che pare vivo. Fu anco particolarmente trattenuto il Genga
               da detto Duca, per far scene et apparati di commedie, le quali perché
               aveva  bonissima  intelligenza  di  prospettiva  e  gran  principio  di

               architettura, faceva molto mirabili e belli. Partitosi poi da Urbino, se
               n'andò  a  Roma,  dove  in  strada  Giulia,  in  Santa  Caterina  da  Siena,
               fece  di  pittura  una  Resurrezzione  di  Cristo,  nella  quale  si  fece
               cognoscere  per  raro  et  eccellente  maestro,  avendola  fatta  con
               disegno, bell'attitudine di figure, scorti e ben colorita, sì come quelli

               che  sono  della  professione  che  l'hanno  veduta  ne  possono  far
               bonissima testimonianza. E stando in Roma attese molto a misurare
               di quelle anticaglie, sì come ne sono scritti appresso de' suoi eredi.

               In  questo  tempo,  morto  il  duca  Guido  e  successo  Francesco  Maria
               duca  Terzo  d'Urbino,  fu  da  lui  richiamato  da  Roma  e  constretto  a

               ritornare a Urbino in quel tempo che 'l predetto Duca tolse per moglie
               e  menò  nel  stato  Leonora  Gonzaga,  figliuola  del  marchese  di
               Mantova,  e  da  sua  eccellenza  fu  adoperato  in  far  archi  trionfali,
               apparati e scene di commedie, che tutto fu da lui tanto ben ordinato

               e  mezzo  in  opera,  che  Urbino  si  poteva  assimigliare  a  una  Roma
               trionfante; onde ne riportò fama et onore grandissimo. Essendo poi
               col tempo il Duca cacciato di stato, da l'ultima volta che se ne andò a
               Mantova,  Girolamo  lo  seguitò  sì  come  prima  avea  fatto  nelli  altri

               esilii,  correndo  una  medesima  fortuna  e  riducendosi  con  la  sua
               famiglia in Cesena, dove fece in Sant'Agostino all'altare maggiore una
               tavola a olio, in cima della quale è una Annunziata e poi di sotto un
               Dio  Padre  e  più  a  basso  una  Madonna  con  un  Putto  in  braccio  in

               mezzo ai quattro Dottori della Chiesa, opera veramente bellissima e
               da essere stimata. Fece poi in Forlì a fresco, in San Francesco, una
               cappella a man dritta, dentrovi l'Assunzione della Madonna con molti
               Angeli e figure a torno, cioè Profeti et Apostoli, che in questa anco si

               cognosce  in  quanto  mirabile  ingegno  fusse,  perché  l'opera  fu
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