Page 1447 - Giorgio Vasari
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e meglio accompagna le statue, perciò che le figure non amano altri
               intagli attorno, così ordinò Sua Santità che si facesse. Per che il Vasari
               non potendo dare che fare al Mosca in quell'opera, fu licenziato e si
               finì senza intagli la sepoltura che tornò molto meglio che con essi non
               arebbe  fatto.  Tornato  dunque  Simone  a  Orvieto,  fu  dato  ordine  col

               suo  disegno  di  fare  nella  crocera  a  sommo  della  chiesa  due
               tabernacoli grandi di marmo, e certo con bella grazia e proporzione;
               in uno de' quali fece in una nicchia Raffaello Monte Lupo un Cristo

               ignudo di marmo con la croce in ispalla e nell'altro fece il Moschino un
               S. Bastiano similmente ignudo. Seguitandosi poi da far per la chiesa
               gl'Apostoli, il Moschino fece della medesima grandezza S. Piero e S.
               Paulo, che furono tenute ragionevoli statue. Intanto non si lasciando
               l'opera della detta cappella della Visitazione, fu condotta tanto inanzi

               vivendo il Mosca, che non mancava a farvi se non due uccelli, et anco
               questi non sarebbono mancati, ma Messer Bastiano Gualtieri, vescovo
               di Viterbo, come s'è detto, tenne occupato Simone in un ornamento

               di  marmo  di  quattro  pezzi,  il  quale  finito  mandò  in  Francia  al
               cardinale di Loreno che l'ebbe carissimo, essendo bello a maraviglia e
               tutto  pieno  di  fogliami  e  lavorato  con  tanta  diligenza,  che  si  crede
               questa essere stata delle migliori che mai facesse Simone; il quale
               non molto dopo che ebbe fatto questo si morì, l'anno 1554, d'anni 58,

               con  danno  non  piccolo  di  quella  chiesa  d'Orvieto,  nella  quale  fu
               onorevolmente  sotterrato.  Dopo,  essendo  Francesco  Moschino
               dagl'Operai di quel medesimo Duomo eletto in luogo del padre, non

               se ne curando, lo lasciò a Raffaello Monte Lupo e, andato a Roma, finì
               a Messer Ruberto Strozzi due molto graziose figure di marmo, cioè il
               Marte e la Venere che sono nel cortile della sua casa in Banchi. Dopo,
               fatta una storia di figurine piccole, quasi di tondo rilievo, nella quale è
               Diana che con le sue ninfe si bagna e converte Atteon in cervio, il

               quale  è  mangiato  da'  suoi  proprii  cani,  se  ne  venne  a  Firenze  e  la
               diede  al  signor  duca  Cosimo,  il  quale  molto  disiderava  di  servire,
               onde sua eccellenza avendo accettata e molto commendata l'opera,

               non mancò al disiderio del Moschino, come non ha mai mancato a chi
               ha  voluto  in  alcuna  cosa  virtuosamente  operare.  Per  che,  messolo
               nell'Opera del Duomo di Pisa, ha insino a ora con sua molta lode fatto
               nella  cappella  della  Nunziata,  stata  fatta  da  Stagio  da  Pietrasanta,
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