Page 1411 - Giorgio Vasari
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che Iacopo non andava più al lavoro, trovato Andrea lo stimolarono
tanto, che si risolvé di scoprirla. Onde, cercato di Iacopo per
domandare se voleva farvi altro e non lo trovando, perciò che stava
rinchiuso intorno al nuovo disegno e non rispondeva a niuno, fece
levare la turata et il palco e scoprire l'opera; e la sera medesima,
essendo uscito Iacopo di casa per andare ai Servi, e come fusse notte
mandar giù il lavoro che aveva fatto e mettere in opera il nuovo
disegno, trovò levato i ponti e scoperto ogni cosa con infiniti popoli
attorno che guardavano. Per che, tutto in còllora, trovato Andrea si
dolse che senza lui avesse scoperto, aggiugnendo quello che avea in
animo di fare. A cui Andrea ridendo rispose: "Tu hai il torto a dolerti
perciò che il lavoro che tu hai fatto sta tanto bene che se tu l'avessi a
rifare, tengo per fermo che non potresti far meglio, e perché non ti
mancherà da lavorare, serba cotesti disegni ad altre occasioni".
Quest'opera fu tale, come si vede, e di tanta bellezza, sì per la
maniera nuova e sì per la dolcezza delle teste che sono in quelle due
femine e per la bellezza de' putti vivi e graziosi, ch'ella fu la più bella
in fresco che insino allora fusse stata veduta già mai; perché oltre ai
putti della Carità, ve ne sono due altri in aria, i quali tengono all'arme
del Papa un panno, tanto begli che non si può far meglio, sanza che
tutte le figure hanno rilievo grandissimo e son fatte per colorito e per
ogni altra cosa tali, che non si possono lodare a bastanza. E
Michelagnolo Buonarroti, veggendo un giorno quest'opera e
considerando che l'avea fatta un giovane d'anni 19, disse: "Questo
giovane sarà anco tale per quanto si vede, che se vive e seguita
porrà quest'arte in cielo". Questo grido e questa fama sentendo
gl'uomini di Puntormo, mandato per Iacopo gli fecero fare dentro nel
castello sopra una porta, posta in sulla strada maestra, un'arme di
papa Leone, con due putti, bellissima, come che dall'acqua sia già
stata poco meno che guasta.
Il carnovale del medesimo anno, essendo tutta Fiorenza in festa ed in
allegrezza per la creazione del detto Leone Decimo, furono ordinate
molte feste e fra l'altre due bellissime e di grandissima spesa da due
Compagnie di signori e gentiluomini della città, d'una delle quali, che
era chiamata il Diamante, era capo il signor Giuliano de' Medici,