Page 1261 - Giorgio Vasari
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VITA DI DOMENICO BECCAFUMI PITTORE E MAESTRO DI
GETTI SANESE
Quello stesso, che per dono solo della natura si vide in Giotto et in
alcun altro di que' pittori, de' quali avemo infin qui ragionato, si vidde
ultimamente in Domenico Beccafumi pittore sanese, perciò che
guardando egli alcune pecore di suo padre, chiamato Pacio e
lavoratore di Lorenzo Beccafumi cittadin sanese, fu veduto esercitarsi
da per sé, così fanciullo come era, in disegnando quando sopra le
pietre, e quando in altro modo; per che avenne che, vedutolo un
giorno il detto Lorenzo disegnare con un bastone apuntato alcune
cose sopra la rena d'un piccol fiumicello, là dove guardava le sue
bestiole, lo chiese al padre, disegnando servirsene per ragazzo et in
un medesimo tempo farlo imparare. Essendo adunque questo putto,
che allora era chiamato Mecherino, da Pacio suo padre conceduto a
Lorenzo, fu condotto a Siena, dove esso Lorenzo gli fece per un pezzo
spendere quel tempo, che gli avanzava da' servigii di casa, in bottega
d'un pittore suo vicino di non molto valore. Tuttavia quello che non
sapeva egli, faceva imparare a Mecherino da' disegni che aveva
appresso di sé, di pittori eccellenti de' quali si serviva ne' suoi bisogni,
come usano di fare alcuni maestri, che hanno poco peccato nel
disegno. In questa maniera dunque esercitandosi mostrò Mecherino
saggio di dovere riuscire ottimo pittore. Intanto capitando in Siena
Pietro Perugino, allora famoso pittore, dove fece, come si è detto,
due tavole, piacque molto la sua maniera a Domenico, per che
messosi a studiarla et a ritrarre quelle tavole, non andò molto che
egli prese quella maniera. Doppo, essendosi scoperta in Roma la
cappella di Michelagnolo e l'opere di Raffaello da Urbino, Domenico,
che non aveva maggior disiderio che d'imparare e conosceva in Siena
perder tempo, presa licenza da Lorenzo Beccafumi, dal quale si
acquistò la famiglia et il casato de' Beccafumi, se n'andò a Roma,
dove acconciatosi con un dipintore che lo teneva in casa alle spese,
lavorò insieme con esso lui molte opere, attendendo in quel mentre a
studiare le cose di Michelagnolo, di Raffaello e degl'altri eccellenti