Page 1257 - Giorgio Vasari
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in  fresco,  ma  perché  desiderava  trattenersi  con  quest'opera
               pacificamente et onoratamente fino alla morte. E se pur ne aveva a
               fare,  farla  senza  concorrenza,  bastandoli  purtroppo  la  volta  e  la
               facciata  della  cappella  di  Michelagnolo  a  paragone,  quivi  vicina.
               Questa suspizione fu cagione che mentre Tiziano sté in Roma, egli lo

               sfuggì sempre e sempre stette di mala voglia fino alla partita sua.

               Essendo  castellano  di  Castel  Sant'Agnolo  Tiberio  Crispo,  che  fu  poi
               fatto  cardinale,  come  persona  che  si  dilettava  delle  nostre  arti  si
               messe  in  animo  d'abbellire  il  castello,  et  in  quello  rifece  logge,
               camere  e  sale  et  apparamenti  bellissimi  per  poter  ricevere  meglio

               Sua Santità quando ella vi andava, e così fatte molte stanze et altri
               ornamenti,  con  ordine  e  disegni  di  Raffaello  da  Montelupo  e  poi  in
               ultimo  di  Antonio  da  Sangallo.  Fecevi  far  di  stucco  Raffaello  una
               loggia, et egli vi fece l'Angelo di marmo, figura di sei braccia, posta in

               cima al castello su l'ultimo torrione, e così fece dipigner detta loggia
               a Girolamo Sermoneta, ch'è quella che volta verso i prati, che finita,
               fu poi il resto delle stanze date parte a Luzio Romano. Et in ultimo le
               sale  et  altre  camere  importanti,  fece  Perino,  parte  di  sua  mano  e

               parte fu fatto da altri con suoi cartoni. La sala è molto vaga e bella,
               lavorata  di  stucchi  e  tutta  piena  d'istorie  romane,  fatte  da'  suoi
               giovani, et assai di mano di Marco da Siena, discepolo di Domenico
               Beccafumi, et in certe stanze sono fregiature bellissime.

               Usava  Perino,  quando  poteva  avere  giovani  valenti,  servirsene
               volentieri  nell'opere  sue,  non  restando  per  questo  egli  di  lavorare

               ogni  cosa  meccanica.  Fece  molte  volte  i  pennoni  delle  trombe,  le
               bandiere  del  castello  e  quelle  dell'armata  della  Religione.  Lavorò
               drappelloni,  sopraveste,  portiere  et  ogni  minima  cosa  dell'arte.
               Cominciò  alcune  tele  per  far  panni  d'arazzi  per  il  prencipe  Doria.  E

               fece per il reverendissimo cardinal Farnese una cappella, e così uno
               scrittoio  all'eccellentissima  madama  Margherita  d'Austria.  A  Santa
               Maria del Pianto fece fare un ornamento intorno alla Madonna; e così
               in piazza Giudea alla Madonna pure un altro ornamento. E molte altre

               opere, delle quali per esser molte non farò al presente altra memoria,
               avendo  egli  massimamente  costumato  di  pigliare  a  far  ogni  lavoro
               che gli veniva per le mani. La qual sua così fatta natura, perché era
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