Page 1256 - Giorgio Vasari
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della  sua  vita;  il  quale  quanto  sia  dannoso  e  di  biasimo  ne  fanno

               segno  l'opere  de'  Chigi  e  quelle  che  son  condotte  da  altri,  come
               ancora mostrano queste che fece condurre Perino; oltraché elle non
               hanno arrecato molto onore a Giulio Romano ancora quelle che non
               sono fatte di sua mano. Et ancora che si faccia piacere a' prencipi, per

               dar loro l'opere presto, e forse benefizio agli artefici che vi lavorono,
               se fussino i più valenti del mondo non hanno mai quello amore alle
               cose d'altri, il che altri vi ha da se stesso. Né mai, per ben disegnati

               che siano i cartoni, si imita appunto e propriamente come fa la mano
               del  primo  autore.  Il  quale  vedendo  andare  in  rovina  l'opera,
               disperandosi  la  lascia  precipitare  affatto;  onde  che  chi  ha  sete
               d'onore debbe far da sé solo. E questo lo posso io dir per prova, che
               avendo  faticato  con  grande  studio  ne'  cartoni  della  sala  della

               cancelleria nel palazzo di San Giorgio di Roma che, per aversi a fare
               con gran prestezza in cento dì vi si messe tanti pittori a colorirla, che
               diviarono talmente da' contorni e bontà di quelli, che feci proposito, e

               così  ho  osservato,  che  d'allora  in  qua  nessuno  ha  messo  mano  in
               sull'opere mie. Laonde chi vuol conservare i nomi e l'opere, ne faccia
               meno e tutte di man sua, se e' vuol conseguire quell'intero onore che
               cerca acquistare un bellissimo ingegno. Dico adunque che Perino, per
               le  tante  cure  commesseli,  era  forzato  mettere  molte  persone  in

               opera,  et  aveva  sete  più  di  guadagno  che  di  gloria,  parendoli  aver
               gittato via e non avanzato niente nella sua gioventù. E tanto fastidio
               gli dava il veder venir giovani su che facessino, che cercava metterli

               sotto di sé, a ciò non gli avessino a impedire il luogo.
               Venendo  poi  l'anno  1546  Tiziano  da  Cador  pittor  viniziano,

               celebratissimo per far ritratti, a Roma, et avendo prima ritratto papa
               Paolo quando Sua Santità andò a Bussé e non avendo remunerazione
               di  quello  né  d'alcuni  altri  che  aveva  fatti  al  cardinale  Farnese  et  a
               Santa Fiore, da essi fu ricevuto onoratissimamente in Belvedere. Per

               che levatosi una voce in corte e poi per Roma, qualmente egli era
               venuto per fare istorie di sua mano nella sala de' re in palazzo, dove
               Perino doveva farle egli, e vi si lavorava di già i stucchi, dispiacque
               molto questa venuta a Perino e se ne dolse con molti amici suoi; non

               perché credesse che nell'istoria Tiziano avesse a passarlo lavorando
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