Page 124 - Giorgio Vasari
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Dalle  cose,  dunque,  vedute  innanzi  al  Diluvio,  la  superbia  degli
               uomini trovò il modo di fare le statue di coloro che al mondo volsero
               che  restassero  per  fama  immortali;  et  i  Greci,  che  diversamente
               ragionano di questa origine, dicono che gli Etiopi trovarono le prime
               statue, secondo Diodoro, e gli Egizzii le presono da loro, e da questi i

               Greci, poi che insino a' tempi d'Omero si vede essere stato perfetta la
               scultura e la pittura, come fa fede nel ragionar dello scudo d'Achille
               quel  divino  poeta,  che,  con  tutta  l'arte,  piuttosto  scolpito  e  dipinto

               che  scritto  ce  lo  dimostra.  Lattanzio  Firmiano,  favoleggiando,  le
               concede  a  Prometeo,  il  quale,  a  similitudine  del  grande  Dio,  formò
               l'immagine umana di loto, e da lui l'arte delle statue afferma essere
               venuta. Ma, secondo che scrive Plinio, quest'arte venne in Egitto da
               Gige  Lidio,  il  quale,  essendo  al  fuoco  e  l'ombra  di  se  medesimo

               riguardando, subito, con un carbone in mano, contornò se stesso nel
               muro; e da quella età, per un tempo, le sole linee si costumò mettere
               in opera senza corpi di colore, sì come afferma il medesimo Plinio; la

               qual cosa da Filocle Egizzio con più fatica, e similmente da Cleante et
               Ardice Corintio e da Telefane Sicionio fu ritrovata.

               Cleofante  Corintio  fu  il  primo  appresso  de'  Greci  che  colorì,  et
               Apollodoro il primo che ritrovasse il pennello. Seguì Polignoto Tasio,
               Zeusi e Timagora Calcidese, Pitio, et Aglaufo, tutti celebratissimi; e,
               dopo  questi,  il  famosissimo  Apelle,  da  Alessandro  Magno  tanto  per

               quella  virtù  stimato  et  onorato,  ingegnosissimo  investigatore  della
               Calumnia e del Favore, come ci dimostra Luciano, e, come sempre fur
               quasi tutti i pittori e gli scultori eccellenti, dotati dal cielo, il più delle
               volte, non solo dell'ornamento della poesia, come si legge di Pacuvio,

               ma della filosofia ancora, come si vede in Metrodoro, perito tanto in
               filosofia quanto in pittura, mandato dagli Ateniesi a Paolo Emilio per
               ornare il trionfo, che ne rimase a leggere filosofia a' suoi figliuoli.

               Furono, adunque, grandemente in Grecia esercitate le sculture; nelle
               quali si trovarono molti artefici eccellenti, e tra gli altri Fidia Ateniese,
               Prasitele e Policleto, grandissimi maestri; così Lisippo e Pirgotele in

               intaglio di cavo valsero assai, e Pigmaleone in avorio di rilievo, di cui
               si favoleggia che, co' preghi suoi, impetrò fiato e spirito alla figura
               della vergine ch'ei fece.
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