Page 122 - Giorgio Vasari
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PROEMIO DELLE VITE
Io non dubito punto che non sia quasi di tutti gli scrittori commune e
certissima opinione, che la scultura insieme con la pittura fussero
naturalmente dai popoli dello Egitto primieramente trovate, e che
alcun'altri non siano, che attribuischino a' Caldei le prime bozze de'
marmi et i primi rilievi delle statue: come dànno anco a' Greci la
invenzione del pennello e del colorire. Ma io dirò bene che dell'una e
dell'altra arte il disegno, - che è il fondamento di quelle, anzi l'istessa
anima che concepe e nutrisce in se medesima tutti i parti degli
intelletti -, fusse perfettissimo in su l'origine di tutte l'altre cose,
quando l'altissimo Dio, fatto il gran corpo del mondo et ornato il cielo
de' suoi chiarissimi lumi, discese con l'intelletto più giù, nella
limpidezza dell'aere e nella solidità della terra; e, formando l'uomo,
scoperse, con la vaga invenzione delle cose, la prima forma della
scoltura e della pittura; dal quale uomo, a mano a mano, poi (ché
non si de' dire il contrario) come da vero esemplare fur cavate le
statue e le sculture, e la difficultà dell'attitudini e dei contorni; e per
le prime pitture (qual che elle si fussero) la morbidezza, l'unione e la
discordante concordia che fanno i lumi con l'ombre.
Così, dunque, il primo modello onde uscì la prima imagine dell'uomo
fu una massa di terra, e non senza cagione; perciò che il divino
architetto del tempo e della natura, come perfettissimo, volle
mostrare nella imperfezione della materia la via del levare e
dell'aggiugnere; nel medesimo modo che sogliono fare i buoni scultori
e' pittori, i quali ne' lor modelli aggiungendo e levando riducono le
imperfette bozze a quel fine e perfezzione che vogliono. Diedegli
colore vivacissimo di carne; dove s'è tratto nelle pitture, poi, dalle
miniere della terra, gli istessi colori, per contraffare tutte le cose che
accaggiono nelle pitture.
Bene è vero, che e' non si può affermare per certo quello che ad