Page 1152 - Giorgio Vasari
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VITA DI MARCANTONIO BOLOGNESE E D'ALTRI
               INTAGLIATORI DI STAMPE



               Perché  nelle  teoriche  della  pittura  si  ragionò  poco  delle  stampe  di
               rame, bastando per allora mostrare il modo dell'intagliar l'argento col
               bulino - che è un ferro quadro tagliato a sghembo e che ha il taglio

               sottile  -  se  ne  dirà  ora,  con  l'occasione  di  questa  vita,  quanto
               giudicheremo  dovere  essere  a  bastanza.  Il  principio  dunque
               dell'intagliare  le  stampe  venne  da  Maso  Finiguerra  fiorentino,  circa
               gl'anni di nostra salute 1460, perché costui tutte le cose che intagliò

               in argento, per empierle di niello, le improntò con terra, e gittatovi
               sopra solfo liquifatto, vennero improntate e ripiene di fumo; onde a
               olio  mostravano  il  medesimo  che  l'argento.  E  ciò  fece  ancora  con
               carta umida e con la medesima tinta aggravandosi sopra con un rullo

               tondo,  ma  piano  per  tutto.  Il  che  non  solo  le  faceva  apparire
               stampate, ma venivano come disegnate di penna. Fu seguitato costui
               da  Baccio  Baldini  orefice  fiorentino,  il  quale  non  avendo  molto
               disegno, tutto quello che fece fu con invenzione e disegno di Sandro

               Botticello. Questa cosa venuta a notizia d'Andrea Mantegna in Roma,
               fu cagione che egli diede principio a intagliare molte sue opere, come
               si disse nella sua vita.

               Passata poi questa invenzione in Fiandra, un Martino, che allora era
               tenuto  in  Anversa  eccellente  pittore,  fece  molte  cose  e  mandò  in

               Italia  gran  numero  di  disegni  stampati,  i  quali  tutti  erano
               contrasegnati in questo modo: M C. Et i primi furono le cinque vergini
               stolte  con  le  lampade  spente  e  le  cinque  prudenti  con  le  lampade
               accese, et un Cristo in croce con San Giovanni e la Madonna a' piedi;
               il quale fu tanto buono intaglio, che Gherardo miniatore fiorentino si

               mise a contrafarlo di bulino, e gli riuscì benissimo. Ma non seguitò più
               oltre, perché non visse molto. Dopo mandò fuora Martino in quattro
               tondi i quattro Evangelisti, et in carte piccole Gesù Cristo con i dodici

               Apostoli,  e  Veronica  con  sei  Santi  della  medesima  grandezza,  et
               alcune arme di signori tedeschi sostenute da uomini nudi e vestiti e
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