Page 1054 - Giorgio Vasari
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Era allora in Fiorenza Andrea di Cosimo de' Feltrini pittor fiorentino,
               giovane diligente, il quale raccolse in casa il Morto, e lo trattenne con
               molto  amorevoli  accoglienze.  E  piaciutoli  i  modi  di  tal  professione,
               volto egli ancora l'animo a quello esercizio, riuscì molto valente, e più
               del Morto fu col tempo raro et in Fiorenza molto stimato come si dirà

               di sotto. Per ch'egli fu cagione che il Morto dipignesse a Pier Soderini,
               allora gonfaloniere, la camera del palazzo a quadri di grottesche, le
               quali bellissime furono tenute; ma oggi, per racconciar le stanze del

               duca  Cosimo,  sono  state  ruinate  e  rifatte.  Fece  a  maestro  Valerio
               frate  de'  Servi,  un  vano  d'una  spalliera  che  fu  cosa  bellissima;  e
               similmente per Agnolo Doni in una camera molti quadri, di variate e
               bizzarre  grottesche.  E  perché  si  dilettava  ancora  di  figure,  lavorò
               alcuni tondi di Madonne, tentando se poteva in quelle divenir famoso,

               come  era  tenuto.  Perché  venutogli  a  noia  lo  stare  a  Fiorenza,  si
               trasferì a Vinegia. E con Giorgione da Castelfranco, ch'allora lavorava
               il Fondaco de' tedeschi, si mise ad aiutarlo, facendo gli ornamenti di

               quella  opera.  E  così  in  quella  città  dimorò  molti  mesi,  tirato  dai
               piaceri  e  dai  diletti  che  per  il  corpo  vi  trovava.  Poi  se  ne  andò  nel
               Friuli a fare opere, né molto vi stette, che faccendo i signori viniziani
               soldati,  egli  prese  danari;  e  senza  avere  molto  esercitato  quel
               mestiero, fu fatta capitano di dugento soldati. Era allora lo essercito

               de'  Viniziani  condottosi  a  Zara  di  Schiavonia,  dove  appiccandosi  un
               giorno  una  grossa  scaramuccia,  il  Morto  desideroso  d'acquistar
               maggior  nome  in  quella  professione,  che  nella  pittura  non  aveva

               fatto,  andando  valorosamente  innanzi  e  combattendo  in  quella
               baruffa, rimase morto, come nel nome era stato sempre, d'età d'anni
               45. Ma non sarà già mai nella fama morto, perché coloro che l'opere
               della  eternità  nelle  arti  manovali  esercitano  e  di  loro  lasciano
               memoria dopo la morte, non possono per alcun tempo già mai sentire

               la  morte  delle  fatiche  loro.  Perciò  che  gli  scrittori  grati  fanno  fede
               delle virtù di essi. Però molto deverebbono gli artefici nostri spronar
               se  stessi  con  la  frequenza  degli  studi,  per  venire  a  quel  fine  che

               rimanesse ricordo di loro per opere e per scritti, perché ciò facendo
               darebbono anima e vita a loro et all'opere ch'essi lasciano dopo la
               morte.  Ritrovò  il  Morto  le  grottesche  più  simili  alla  maniera  antica,
               ch'alcuno altro pittore, e per questo merita infinite lodi, da che per il
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