Page 1057 - Giorgio Vasari
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morire fu l'ultimo. E tornando all'opere di Andrea, dico che e' fece a
               Giovan  Maria  Benintendi  tutti  e  palchi  di  casa  sua  e  gli  ornamenti
               delle anticamere, dove son le storie colorite dal Francia Bigio e da
               Iacopo da Puntormo. Andò col Francia al Poggio, e gli ornamenti di
               quelle storie condusse di terretta che non è possibile veder meglio.

               Lavorò  per  il  cavaliere  Guidotti  nella  via  Larga  di  sgraffito  la  sua
               facciata, e parimente a Bartolomeo Panciatichi un'altra della casa che
               e' murò sulla piazza degl'Agli, oggi di Ruberto de' Ricci, bellissima. Né

               si può dire le fregiature, i cassoni, i forzieri e la quantità de' palchi
               che Andrea di sua mano lavorò, che per esserne tutta questa città
               piena, lasserò il commemorarlo; né anche tacerò i tondi delle arme di
               diverse sorte fatte da lui, che non si faceva nozze che non avessi or di
               questo or di quello cittadino la bottega piena; né si fece mai opere di

               fogliature di broccati vari e di tele e drappi d'oro tessuti, che lui non
               ne facessi disegno e con tanta grazia, varietà e bellezza, che diede
               spirito e vita a tutte queste cose. E se Andrea avessi conosciuto la

               virtù sua, arebbe fatto una ricchezza grandissima, ma gli bastò vivere
               et avere amore all'arte.

               Né  tacerò  che  nella  gioventù  mia  servendo  il  duca  Alessandro  de'
               Medici quando venne Carlo Quinto a Fiorenza, mi fu dato a fare le
               bandiere del Castello o vero Cittadella, che si chiami oggi, dove ci fu
               uno stendardo che era diciotto braccia in aste e quaranta lungo, di

               drappo chermisi, dove andò a torno fregiature d'oro con l'imprese di
               Carlo  V  imperadore  e  di  casa  Medici,  e  nel  mezzo  l'arme  di  Sua
               Maestà, nel quale andò dentro quarantacinque migliaia d'oro in fogli,
               dove  io  chiamai  per  aiuto  Andrea  per  le  fregiature  e  Mariotto  per

               metter d'oro, che molte cose imparai da quello uomo pien di amore e
               di bontà verso coloro che studiano l'arte, dove fu tale la pratica di
               Andrea, che oltre che me ne servii in molte cose per gli archi che si
               feciono nella entrata di Sua Maestà, me lo volsi in compagnia insieme

               col Tribolo, venendo madama Margherita figliuola di Carlo V a marito
               al duca Alessandro, per l'apparato che io feci nella casa del Magnifico
               Ottaviano de' Medici da San Marco, che si ornò di grottesche per man
               sua,  di  statue  per  le  mani  del  Tribolo,  e  per  figure  e  storie  di  mia

               mano.  Ultimamente  nelle  essequie  del  duca  Alessandro  si  adoperò
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