Page 1041 - Giorgio Vasari
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VITA DI BARTOLOMEO DA BAGNACAVALLO ET ALTRI PITTORI
               ROMAGNUOLI



               Certamente che il fine delle concorrenzie nelle arti, per la ambizione
               della gloria, si vede il più delle volte esser lodato; ma s'egli avviene
               che  da  superbia  e  da  presumersi  chi  concorre  meni  alcuna  volta

               troppa  vampa  di  sé,  si  scorge  in  ispazio  di  tempo  quella  virtù  che
               cerca,  in  fumo  e  nebbia  risolversi;  atteso  che  mal  può  crescere  in
               perfezzione chi non conosce il proprio difetto e chi non teme l'operare
               altrui;  però  meglio  si  conduce  ad  augumento  la  speranza  degli

               studiosi timidi, che sotto colore d'onesta vita onorano l'opere de' rari
               maestri,  e  con  ogni  studio  quelle  imitano,  che  quella  di  coloro  che
               hanno il capo pieno di superbia e di fumo, come ebbero Bartolomeo
               da  Bagnacavallo,  Amico  Bolognese,  Girolamo  da  Codignuola  et

               Innocenzio da Imola pittori: perché essendo costoro in Bologna in un
               medesimo  tempo,  s'ebbero  l'uno  all'altro  quell'invidia,  che  si  può
               maggiore imaginare. E, che è più, la superbia loro e la vanagloria,
               che non era sopra il fondamento della virtù collocata, li deviò dalla

               via  buona;  la  quale  all'eternità  conduce  coloro  che  più  per  bene
               operare  che  per  gara  combattono.  Fu  dunque  questa  cosa  cagione
               che a' buoni principii che avevano costoro non diedero quello ottimo
               fine che s'aspettava. Conciò sia che il presumersi d'essere maestri li

               fece troppo discostarsi dal buono.

               Era  Bartolomeo  da  Bagnacavallo  venuto  a  Roma,  ne'  tempi  di
               Raffaello,  per  aggiugnere  con  l'opere,  dove  con  l'animo  gli  pareva
               arrivare  di  perfezzione.  E  come  giovane,  ch'aveva  fama  in  Bologna
               per l'aspettazione di lui, fu messo a fare un lavoro nella chiesa della
               Pace di Roma, nella cappella prima a man destra entrando in chiesa,

               sopra  la  cappella  di  Baldassar  Perucci  sanese.  Ma  non  gli  parendo
               riuscire quel tanto, che di sé aveva promesso, se ne tornò a Bologna,
               dove egli et i sopra detti fecero a concorrenza l'un dell'altro in San

               Petronio, ciascuno una storia della vita di Cristo e della madre alla
               capella della Madonna, alla porta della facciata dinanzi a man destra
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