Page 2170 - Shakespeare - Vol. 4
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inermi sono contro un mondo ostile.



               Bellezza di per sé sa persuadere
               gli occhi dell’uomo senza un oratore;
               quale necessità v’è mai di elogi
               per segnalare ciò ch’è tanto raro?

               Perché divulga dunque Collatino
               la gemma che celare anzi dovrebbe
               a orecchie ladre, essendo lui il padrone?



               Fu forse quella lode ciò che accese
               questo orgoglioso figlio di sovrano;

               spesso è l’orecchio che ci macchia il cuore.
               Forse l’invidia di cotanto bene
               lo sfidò al paragone, e a sdegno punse

               la mente sua che un suddito vantasse
               ricchezze di cui il superiore è privo.



               Oppure fu un’intempestiva idea
               che gli istigò tanto impetuosa fretta;
               negletti onori, affari, amici, rango,

               ogni altra cosa, a spegnere ora corre
               il fuoco che nel fegato       63   gli brucia.
               Oh ardore avvolto in penitente freddo,
               eterna, acerba primavera guasta!              64



               Giunto a Collazio l’empio è bene accolto

               dalla dama romana sul cui volto
               virtù e bellezza fanno a gara a chi abbia
               a sostener sua fama.         65  Se si vanta
               la virtù, la bellezza ne arrossisce;

               ma se arrossisce perché vien vantata,
               virtù di bianco allora l’altra argenta.



               Ma bellezza, cui dan titolo al bianco
               le colombe di Venere, la sfida;
               allor reclama la virtù il suo rosso,
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