Page 1915 - Shakespeare - Vol. 4
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               Se il mio grande amore fosse figlio della sorte,

               qual bastardo del Destino vivrebbe come orfano
               or soggetto all’amor del Tempo, ora al suo odio,
               erbaccia fra le erbacce o fior tra i fiori accolto.
               No, il mio amore nacque lungi da questi rischi;

               non subisce precarietà di fasti, né soccombe
               ai colpi di sordide congiure
               cui l’invitante tempo espone la nostra gente:
               no, esso non teme ipocrisia, quell’eretica politica

               che si regge soltanto per brevi contate ore,
               ma con saggia filosofia vive in salda indipendenza,
               così né calor l’accresce né pioggia lo sommerge.
                               A questa verità io cito quei creduli del Tempo

                               che per glorie effimere distrussero se stessi.
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