Page 1905 - Shakespeare - Vol. 4
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Può esser che il mio cuore, schiavo del tuo regno
s’inebri col veleno che i re usano, l’inganno?
O devo forse dire che il mio occhio vede il vero
e che l’amor per te gli insegnò tale alchimia,
da trasformare mostri ed ogni cosa informe
in dolci cherubini uguali al tuo sembiante,
cambiando ogni bruttura in perfetta meraviglia
non appena vi si posi la luce del suo sguardo?
No, è certo il primo; v’è l’inganno nel mio occhio
che il mio cuore generoso regalmente beve:
il mio occhio ben conosce quel che a lui s’addice
e per il suo palato predispone il giusto calice.
Se fosse avvelenato, minor sarà la colpa
perché al mio occhio piace e per primo l’assapora.