Page 1890 - Shakespeare - Vol. 4
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               Così ho rimproverato la violetta audace:

               ladra soave, a chi rubasti quel dolce tuo profumo
               se non al respiro del mio amore? Il purpureo orgoglio
               che a color dimora sulla tua soffice corolla
               è ovvio che l’hai preso dalle vene del mio amore.

               Ho accusato il giglio di plagio della tua mano,
               e dei tuoi capelli i fior di maggiorana;
               le rose timorose si ergevan sulle spine,
               una rossa di vergogna, l’altra bianca di paura;

               una terza, né rossa o bianca, entrambe avea rubato
               e alla sua rapina aveva aggiunto il tuo respiro;
               ma per quel furto, nel vigor della sua crescita,
               vindice un verme la divorava a morte.

                               Altri fiori ho notato, ma non ne vidi uno
                               che non ti avesse tolto o il colore o il profumo.
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