Page 3051 - Shakespeare - Vol. 3
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nudo, esposto a ogni tempesta − per me
               che ho conosciuto solo il meglio, sopportare questo
               è un peso. La tua natura cominciò in sofferenza,
               il tempo ti ha indurito. Tu perché

               dovresti odiare gli uomini? Loro
               non ti hanno mai adulato. Che cosa hai dato, tu?
               Se vuoi maledire, tuo bersaglio dev’essere
               tuo padre (quel povero cencio) che per dispetto

               ingravidò qualche stracciona e ti creò
               povero disgraziato ereditario. Via, vattene!
               Se non fossi nato l’infimo degli uomini
               saresti stato canaglia e adulatore.



              APEMANTO
               Sei ancora superbo?




              TIMONE
               Sì, di non essere te.



              APEMANTO
               Io di non essere stato prodigo.



              TIMONE
               Io di esserlo ancora. Se tutta
               la ricchezza che ho fosse rinchiusa in te
               ti darei il permesso di impiccarti. Vattene!

               Fosse qui dentro tutta la vita di Atene
               la mangerei così.
                                                                                   [Mangiando una radice]



              APEMANTO
               Prendi, voglio migliorare il tuo banchetto.
                                                                                           [Offrendogli cibo]




              TIMONE
               Migliora prima il mio stato: vattene.
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