Page 3047 - Shakespeare - Vol. 3
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debba essere ancora affamata!
Madre comune, tu, il cui ventre
[Scava]
smisurato e l’infinito petto, genera
e nutre tutti; tu, la cui essenza
soffia il tuo figlio superbo, l’uomo
arrogante, e anche genera il nero
rospo e l’azzurra vipera, la salamandra
dorata e il cieco serpente velenoso,
con tutti gli odiosi nati sotto il cielo
cristallino su cui splende il fuoco
vivificante di Iperione: dà a colui
che odia tutti gli umani figli
una povera radice dal tuo seno generoso.
Inaridisci il tuo fertile ventre prolifico,
che non metta più alla luce l’uomo ingrato.
Fatti incinta di tigri, draghi, lupi
e orsi, brulica di nuovissimi mostri
quali la tua faccia mai non abbia
offerto alla casa marmorea di lassù.
Oh, una radice! Ti ringrazio!
Inaridisci i tuoi succhi, le vigne e i campi
arati da cui l’uomo ingrato attinge
sorsi di liquore e bocconi grassi
con cui inzeppare la mente pura dalla quale
scivola via ogni pensiero −
Entra Apemanto.
Ancora l’uomo? Peste, peste!
APEMANTO
Mi hanno indirizzato qui. Dicono
che tu imiti i miei modi e li adotti.
TIMONE
È perché tu non hai un cane.
Imiterei lui. Ti colga la consunzione!
APEMANTO