Page 3056 - Shakespeare - Vol. 3
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APEMANTO

               Bestia!



              TIMONE
               Schiavo!



              APEMANTO
               Rospo!



              TIMONE
               Carogna, carogna, carogna!
               Sono stanco di questo mondo falso e niente

               voglio amare di esso, nemmeno il necessario.
               Perciò, Timone, prepara subito
               la tua fossa; giaci dove la spuma
               leggera del mare possa battere

               ogni giorno sulla tua pietra tombale.
               Scrivi il tuo epitaffio, sì che la morte,
               possa ridere, in me, alle vite degli altri.
               [Guardando l’oro] O tu, dolce regicida, e amato

               strumento di divorzio tra il figlio e il padre,
               tu luminoso corruttore del letto
               purissimo di Imene, tu Marte
               valoroso, tu corteggiatore eternamente

               giovane, fresco, amato e delicato,
               il cui rossore scioglie la neve consacrata
               che giace nel grembo di Diana! Tu,
               dio visibile che fissi insieme

               le cose inconciliabili e le fai baciare;
               che parli con ogni lingua ad ogni
               fine! Tu, pietra di paragone
               dei cuori, pensa che l’Uomo tuo schiavo

               si ribella e con il tuo potere gettalo
               nel caos della discordia sì che le bestie
               abbiano l’impero del mondo!



              APEMANTO
               Fosse così! Ma non prima
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