Page 3002 - Shakespeare - Vol. 3
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Dici la verità.
FLAVIO
Se sospettate che abbia amministrato male
o in modo disonesto, citatemi davanti
ai revisori più rigorosi, mettetemi alla prova.
Quando tutte le nostre cucine 19 erano zeppe
di parassiti che facevano bisboccia, e le volte
delle nostre cantine piangevano vino
spillato da ubriaconi, e ogni stanza ardeva
di luci e rimbombava di suoni e canti,
gli dei lo sanno che io mi ritiravo
dietro una botte senza tappo 20 e univo le mie lacrime
al suo fiume.
TIMONE
Basta, ti prego.
FLAVIO
Cielo, dicevo, com’è generoso
questo signore! Quanti prodighi bocconi
hanno trangugiato, anche stasera,
zoticoni e servi! Chi non è tutto di Timone?
Quale cuore, testa, spada, forza,
patrimonio, che non sia del nobile Timone,
del grande, degno, regale, magnifico Timone?
Ah, ma quando se ne sono andati
i mezzi con cui comprare questi elogi,
se n’è andato anche il fiato per farli.
Col festino si ottiene il digiuno. 21
Basta l’acquazzone di una nuvola d’inverno
per fare rintanare queste mosche.
TIMONE
Su, smettila di predicarmi il sermone.
Nessuna generosità disonesta ha ancora
attraversato il mio cuore; incautamente,
non ignobilmente, ho donato.