Page 3001 - Shakespeare - Vol. 3
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dicendo di trovarli nella mia onestà.
Quando per qualche dono da niente
mi ordinavate di ricambiare in eccesso,
ho scosso il capo e ho pianto: sì,
contro l’autorità delle buone maniere
vi ho pregato di tenere la mano più stretta.
Ho sopportato, non di rado, rimproveri
non lievi, quando vi suggerivo
che nuotavate nel riflusso della vostra ricchezza
e in un oceano di debiti. Amato signore,
anche se è troppo tardi ascoltatemi
almeno ora: ciò che possedete,
fosse pure valutato al massimo,
non basta a pagare nemmeno la metà
dei vostri debiti.
TIMONE
Si venda tutta la mia terra.
FLAVIO
È ipotecata, o confiscata, o perduta
e ciò che rimane basta a stento
a tappare la bocca ai debiti più urgenti.
Il futuro avanza di corsa. E l’intervallo
come lo difenderemo, e quale, alla fine,
sarà il bilancio?
TIMONE
La mia terra si estendeva fino a Sparta.
FLAVIO
Oh, mio buon signore, il mondo
non è che una parola: fosse tutto vostro
da regalare in un fiato, con che rapidità
scomparirebbe!
TIMONE