Page 2322 - Shakespeare - Vol. 3
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ANTONIO

               Luna e stelle, frustatelo! Si trattasse
               di venti dei maggiori tributari
               soggetti a Cesare, e li trovassi

               a prendersi tanta licenza con la mano
               di questa... come si chiama, lei che era
               Cleopatra? Frustatelo, miei fidi,
               finché non gli vedrete storcere la faccia
               come un bambino, e piangendo implorare

               pietà. Portatelo via di qui.



              TIDIA
                               Marcantonio!



              ANTONIO
               Trascinatelo via: e dopo averlo frustato
               riportatelo qui: questo cialtrone di Cesare

               gli porterà un nostro messaggio.
                                                                                (Escono i servi con Tidia.)
               Eri mezza sfiorita già quando ti conobbi, no?
               E io ho lasciato intatto il mio guanciale
               a Roma, rinunciato a una legittima progenie,                 88

               ed a una gemma di donna, per essere tradito
               da una che getta occhiate ai servi?



              CLEOPATRA
               Mio buon signore...



              ANTONIO
                               Sei sempre stata

               ingannatrice. Ma quando ci induriamo
               nel vizio − oh, che miseria! − gli dei sapienti
               ci cuciono gli occhi, nel nostro stesso lezzo
               cacciano il nostro limpido giudizio,
               ci fanno adorare i nostri errori

               e ci ridono dietro mentre pavoneggiandoci
               ci avviamo alla rovina.
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