Page 2229 - Shakespeare - Vol. 3
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MESSO
Cesare, porto notizia
che Menas e Menecrate, noti pirati,
assoggettano il mare, che solcano
e arano con navi d’ogni specie.
Fanno violente incursioni in Italia,
la gente costiera sbianca al pensiero,
e i giovani gagliardi si rivoltano. Un vascello
non può mettere fuori il naso senza essere
catturato appena visto: il nome di Pompeo
fa più colpo di quanto non farebbe
se ci si opponesse alle sue forze.
CESARE
Antonio, abbandona orge e gozzoviglie! 24
Quando, uccisi i consoli Irzio e Pansa,
fosti scacciato da Modena, la paura
ti inseguì alle calcagna e tu,
benché allevato delicatamente,
la combattesti con maggiore resistenza
dei selvaggi. Bevesti l’orina dei cavalli,
l’acqua giallastra delle pozzanghere
da cui si ritraevano le bestie;
il tuo palato non disprezzò la bacca
più selvatica, sulla siepe più spinosa, sì,
come il cervo quando la neve ricopre le pasture
rosicchiasti la corteccia degli alberi.
Si narra che sulle Alpi hai mangiato
strana carne, che alcuni morivano
a guardarla: e tutto ciò − è un’onta
sul tuo onore che io ne parli ora −
fu sopportato da soldato, tanto
che la tua guancia neppure smagrì.
LEPIDO
Un vero peccato!
CESARE