Page 2227 - Shakespeare - Vol. 3
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CESARE
Puoi vedere, Lepido, e sappi d’ora in poi,
che non è vizio connaturato di Cesare
avversare il nostro grande consociato.
Ma ecco le notizie da Alessandria:
va a pesca, beve, e consuma in orge
le fiaccole della notte; non si mostra
più virile di Cleopatra; né la regina
di Tolomeo 20 è più femminea di lui.
A stento diede udienza, o si degnò
di ricordare che ha dei colleghi.
In lui vedrai un uomo che è il compendio
di ogni vizio umano.
LEPIDO
Non posso credere
che abbia tante colpe da oscurare
tutte le sue virtù. In lui i difetti
sembrano come le stelle del cielo, 21
che spiccano nel buio della notte;
ereditari, più che acquisiti;
più che da lui voluti, inestirpabili.
CESARE
Sei troppo indulgente. Concediamo pure
che non sia gran male sgroppare
nel letto di Tolomeo, regalare
un regno per una bisboccia, mettersi
a sbevazzare con una schiava,
andare barcollando per le strade
a mezzogiorno, a fare a pugni
coi béceri che puzzan di sudore.
Diciamo che questo gli si addice
− ma dev’essere d’indole eccezionale
per non restarne insozzato −; tuttavia
Antonio non può scusare le sue colpe
quando su di noi ricade il peso
delle sue leggerezze. Se riempisse