Page 2195 - Shakespeare - Vol. 3
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di  Cleopatra,  una  sorta  di  poetico  trionfo  celebra  il  valore  assoluto  e  il
          prevalere  dell’amore  oltre  la  sconfitta  e  la  morte.  Si  nota  allora  che  la
          costruzione del dramma non è a piramide per quanto riguarda la vicenda di
          Antonio  −  liberazione  dai  ceppi  egiziani,  riasserita  autorità  di  triumviro,

          ritorno  in  Egitto  e  caduta  −  né  ascensionale  per  quanto  riguarda  la
          progressione  dell’affermazione  affettiva  (come  sostiene  ad  es.  il  Farnham),
          bensì a linea ondulata: un procedere sinuoso, ad alti e bassi, della vicenda e
          dei tre momenti − storico, individuale e poetico − ad essa compenetrati, con

          un’impennata finale dell’ultimo che riassorbe in sé i precedenti.
          Ciò si concilia con il principio particolare che regola lo sviluppo dell’azione e la
          caratterizzazione  dei  personaggi:  un  principio,  appunto,  ondulatorio,
          oscillante, pendolare (come ha notato anche il Baldini). Come alle scene in

          Egitto si alternano le scene a Roma, così i personaggi appaiono di volta in
          volta negli aspetti negativi e positivi del loro carattere e della posizione che
          esprimono. Per Antonio, ciò significa oscillare intimamente e concretamente
          fra  i  due  poli,  fra  l’Egitto  e  Roma,  fra  impegno  e  disimpegno,  secondo  un

          tipico «avanti e indietro». L’oscillazione di Cleopatra è fra i lati nobili e quelli
          corrotti  del  suo  carattere,  fra  l’intensità  emotiva  e  vitale  che  esprime  e
          l’astuzia di cui è maestra, fra le ragioni della donna e il calcolo interessato,
          fra sovrana regalità e volgarità di cortigiana, fino al momento in cui, dopo la

          morte  di  Antonio,  prevalgono  i  lati  migliori  ed  ella  stessa  «si  raffina».  Nel
          conflitto drammatico deve prevalere il mondo di Roma: ma il mondo d’Egitto
          e ciò di cui esso è o diventa espressione ha tempo e modo di riaffermare la
          propria  forma  di  intrinseca  e  poetica  vitalità.  L’ondulazione  del  moto  è

          parzialmente esposta al rischio del rovesciamento: così la sconfitta si traduce
          in trionfo, l’anelito di morte è legato all’intensità passionale e attraverso la
          morte si esalta la pienezza e l’intensità di vita. Fin dall’inizio e per tutto il
          corso  del  dramma  l’idea  informatrice,  il  filo  d’oro  di  questa  concezione  che

          investe  struttura,  personaggi,  linguaggio  e imagery,  risulta  il  principio
          dell’ambivalenza e del paradosso − la capacità di attribuire e mantenere ai
          singoli  aspetti  una  duplicità  di  valori,  di  equilibrare  problematicamente
          equivalenti vettori di forze di senso contrario.

          Nei vari duetti di Antonio e Cleopatra si passa così costantemente dal volgare
          al sublime, dall’appassionato al sordido, dall’esaltazione ai bassi istinti. Non
          per nulla Cleopatra è un capolavoro della natura, ma anche la quintessenza
          dell’astuzia  e  dei  raggiri  femminili.  Quando  uno  è  lontano,  alla  rabbia

          dell’altro  si  mescolano  frequenti  e  bellissimi day-dreamings,  sogni  ad  occhi
          aperti, eccitati dialoghi a distanza in cui predomina l’esaltazione astratta e
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