Page 2676 - Shakespeare - Vol. 2
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ACHILLE
Cosa state leggendo?
ULISSE
Un tipo strambo scrive
che l’uomo, per dotato che sia dalla natura,
per quanto abbia dentro di sé o fuori,
non può vantarsi di avere ciò che ha,
né sente ciò che ha, se non di riflesso;
come quando le sue virtù, brillando su altri,
li riscaldano e quelli restituiscono il calore
al primo che l’ha dato.
ACHILLE
Niente di strano, Ulisse.
La bellezza che si porta qui sul volto
al portatore è ignota; essa si raccomanda
agli occhi altrui. Né l’occhio stesso poi,
purissimo tra i sensi, mira se stesso,
visto che non può uscire da sé; ma l’occhio incontra l’occhio
e si salutano, l’uno con la forma dell’altro.
Perché la vista non si rivolge a sé
finché non ha viaggiato e non si specchia
là dove può vedersi. Non è per niente strano.
ULISSE
Non è che io trovi strana questa opinione −
è cosa ovvia − ma la tesi del mio autore,
che su quel fatto fonda la sua prova
che nessuno è padrone di alcunché,
anche se molto c’è in lui e di lui,
finché le sue qualità non le comunica ad altri;
né, da se stesso, le può mai conoscere
finché non le veda effigiate nell’applauso
altrui, dove si estendono; il quale, come un arco,
riverbera la voce. O come una porta d’acciaio
rivolta al sole, ne riceve e rende
l’immagine e il calore. La tesi mi ha colpito