Page 2598 - Shakespeare - Vol. 2
P. 2598
se l’è presa con Andromaca, le ha date all’attendente,
poi, come se in guerra convenisse la frugalità,
sul far dell’alba s’è alzato, s’è armato
alla leggera ed è partito per il campo
dove ogni fiore diventato un profeta
ha pianto prevedendo cosa la sua ira avrebbe fatto.
CRESSIDA
Cos’è che l’ha fatto arrabbiare?
ALESSANDRO
Si dice questo: in mezzo ai Greci c’è
un principe di sangue troiano, cugino d’Ettore,
che ha nome Aiace. 6
CRESSIDA
Allora, che si dice di lui?
ALESSANDRO
Che è un uomo senza pari, che sta in piedi da sé.
CRESSIDA
Non lo fanno tutti, tranne gli sbronzi, gli invalidi o chi non ha più gambe?
ALESSANDRO
Quest’uomo, mia signora, sapeste a quanti animali ha sottratto le loro
peculiarità. È valoroso come un leone, rude come l’orso, maestoso come
l’elefante: è un uomo in cui la natura ha talmente stipato tutti gli umori che in
lui il valore tiene della follia e la follia è condita con il buonsenso. Possiede un
pizzico d’ogni virtù e non c’è vizio di cui non abbia macchia. È melanconico
senza alcun motivo e allegro a sproposito; è un’associazione di tutte le cose,
ma così dissociato che si potrebbe definirlo un Briareo gottoso, tutto braccia
senza che possa muovere un dito, o un Argo orbo, tutto occhi e niente vista.
CRESSIDA
Ma Ettore si arrabbia per uno così, che a me fa venir da ridere?