Page 2594 - Shakespeare - Vol. 2
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Se  i  capelli  non  li  avesse  un  tantino  più  scuri  di  quelli  di  Elena  −  ma  via,
          lasciamo  perdere,  non  ci  sarebbe  neanche  da  paragonarle.  Ora  basta
          davvero: lei è mia nipote e non vorrei, per questo, dirne troppo bene... vorrei
          soltanto che qualcuno l’avesse sentita parlare ieri sera, ecco tutto. Non vorrei

          sottovalutare l’arguzia di tua sorella Cassandra, ma...



              TROILO
               Oh Pandaro, Pandaro,
               se ti dico che sott’acqua giace ogni mia speranza
               non mi chiedere a che profondità.

               Se ti dico che son folle d’amore per Cressida,
               no, non rispondermi “È stupenda”. Se fai così
               versi sull’ulcera aperta del mio cuore i suoi occhi,
               i suoi capelli, le guance, il portamento, la voce:
               le tue parole toccano quella sua mano

               al cui confronto il bianco più splendido è un inchiostro
               buono a scrivere la propria oscurità; la cui soffice
               stretta fa sembrar ruvida la lanugine del cigno

               e il tatto più sensibile ottuso e duro
               come il palmo incallito del bifolco.
               Questo tu mi dici, come mi dici “è vero”, quando ti dico che l’amo.
               Così tu parli e immergi, invece che olio curativo,
               in ogni ferita che l’amore m’ha inferto,

               il pugnale che l’ha aperta.



              PANDARO
          Dico solo la verità



              TROILO
          Non credo tutta.



              PANDARO
          Giuro, non voglio più impicciarmene. Sia come sia, se è bella, meglio per lei;
          se no, di rimedi ne vendono a bizzeffe.



              TROILO

          Pandaro, buon Pandaro, non fare così!
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