Page 2578 - Shakespeare - Vol. 2
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PREFAZIONE
Solo verso la metà del nostro secolo Troilo e Cressida ha trovato un suo
pubblico a teatro, ed è stato “scoperto” dai critici come opera di sorprendente
modernità e complessità; come già stava a indicare, in fondo, e fin dall’inizio
della sua vita, la difficoltà di collocare il lavoro in un qualche genere o
sottogenere: commedia, come lo definiva la bizzarra epistola di
presentazione, certo non di mano di Shakespeare, che accompagnava l’in-
quarto del 1609, o tragedia, com’era considerato per la sua stessa
collocazione nell’in-folio del 1623? E poi, tragedia vera e propria o
tragicommedia, o commedia satirica sulla linea di Ben Jonson, o satira tragica
alla maniera di John Marston? O addirittura dramma d’idee e “dibattito
filosofico” come l’ha considerato qualche critico del Novecento? Nella prima
parte del nostro secolo, la critica anglosassone gli aveva trovato un posto tra
i cosiddetti problem plays, prima di rendersi conto che “drammi problematici”
sono gran parte se non tutte le opere teatrali di Shakespeare. In realtà è
proprio questa difficoltà di definire il Troilo e Cressida, difficoltà dovuta alla
sua vistosa rottura dei confini convenzionali tra i generi, a renderlo più vicino
e apprezzabile alla sensibilità di oggi, e a riscattarlo dal luogo periferico
dov’era stato confinato per secoli, com’è dimostrato dalla sintesi bibliografica
ragionata aggiunta da R.A. Foakes alla sua Introduzione al testo nel New
Penguin Shakespeare (1987), dove si vede che, con qualche eccezione, tutta
la critica più rilevante della tragedia è posteriore alla seconda guerra
mondiale, e che il Troilo è veramente una scoperta del nostro secolo.
Il dramma fu scritto presumibilmente nel 1600 − così nella cronologia di K.
Muir e S. Schoenbaum (1971) − subito prima dell’Amleto e qualche anno
prima delle maggiori tragedie. Ma è, anche più di questi capolavori, un’opera
sperimentale che cerca vie nuove per l’immaginazione teatrale, un’opera
tipica di questo periodo di massima maturazione e innovazione del teatro
londinese.
Che interesse poteva suscitare in un pubblico elisabettiano la vicenda remota
della guerra di Troia? È facile rispondere “molto”, vista la grande diffusione
della cultura classica nell’Inghilterra della fine del secolo XVI, e il grande
fervore culturale di quella fiorente città, Londra, che era in quel periodo la
prima capitale intellettuale d’Europa. Tutte le grandi casate del Rinascimento
europeo, molte delle città che erano centri di cultura, e alcune delle nuove