Page 2387 - Shakespeare - Vol. 2
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Dite, dite, ch’io l’ho meritato.



              EVANS
          Se  c’è  qualcuno  porghese  nella  casa,  e  nelle  camere,  e  nelle  casse,  e  nei
          cassettoni, che Domineddio mi perdoni nella ciornata del Giudizio!



              CAIO
          Vacca, e io non più: non c’è nissuni.



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          Andiamo,  andiamo,  compare  Ford,  ma  non  vi  vergognate?  Quale  spirito,
          quale  diavolo  vi  suggerisce  queste  fantasticherie?  Un’infezione  di  questa

          natura non la vorrei per tutto l’oro del castello di Windsor.



              FORD
          Colpa mia, messer Page. Ne patisco io.



              EVANS
          Voi  ne  patite  per  prutta  coscienza.  Vostra  mogliera  è  donne  oneste  come
          volessimo tra cinquemila, e cinquecento per giunta.



              CAIO
          Vacca, io la vedo l’essere donna onesta.



              FORD

          Ben, v’ho promesso un pranzo. Venite, venite, facciamo due passi nel parco.
          Vi  prego  di  compatirmi.  Dopo  vi  spiego  perché  l’ho  fatto.  Venite,  moglie,
          venite,  madonna  Page,  vi  prego  di  compatirmi.  Ve  ne  prego  davvero,
          compatitemi.



              PAGE
          Andiamo dunque, signori − [A parte.] Ma certo lo sfotteremo. − Io v’invito

          doman  mattina  a  casa  mia  a  colazione;  e  doppo  andremo  assieme  ad
          uccellare − ho un gran bel falco per il cespuglio. L’è inteso così?



              FORD
          Tutto quel che volete voi.
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